A Giuseppe Conte

A Giuseppe Conte

Finisce così.

Il nostro 33%, ottenuto nonostante una legge elettorale confezionata a pochi giorni dalle elezioni per consegnare l’Italia all’ingovernabilità, scritta da Ettore Rosato (si proprio quell’Ettore Rosato) e votata da tutti i partiti tranne il M5S, non è bastato.

Con il nostro 33%, insieme, abbiamo ottenuto tanto. Abbiamo realizzato quello che per anni ci hanno insegnato essere impossibile: lotta alla corruzione, taglio dei privilegi, politiche sociali senza precedenti in Italia, sconfitto gruppi di potere come Autostrade, al quale persino sopra le macerie del ponte Morandi gli altri partiti si rifiutavano di chiedere conto. Abbiamo lottato insieme per la Giustizia. Abbiamo riscritto le regole in Europa, altro che la vuota retorica di chi fa comizi sullo sbattere i pugni sul tavolo e poi in Europa non va nemmeno per lavorare, ottenendo per l’Italia quanto nessuno era riuscito a ottenere prima di te.

Giustizia e Europa. Ci siamo battuti insieme talmente bene, con così tanto vigore e nell’interesse dei cittadini italiani, che agli altri proprio non poteva andare giù. Non potevano lasciare che un governo che opera nell’interesse del popolo, dopo aver fronteggiato la più grande pandemia dal dopoguerra ad oggi, potesse gestire nell’interesse degli italiani, e non dei soliti noti, le risorse ottenute per ripartire. Pretendendo poi di scrivere una riforma della giustizia, che avrebbe portato a pene certe per chi commette reati. Così anche loro hanno cominciato a combattere con tutta la loro forza. Televisioni, giornali, portatori di interesse, ex presidenti del Consiglio, che avrebbero dovuto lasciare la politica. Tutto il peggio del loro arsenale ha fatto fuoco.

Noi eravamo pronti e compatti a difenderti, ma non eravamo abbastanza. Purtroppo è bastato un politico piccolo, accreditato (a mio avviso anche fin troppo generosamente) di rappresentare gli interessi di un 2% del Paese, che pur di sfuggire all’irrilevanza e all’oblio al quale il giudizio degli italiani lo aveva relegato, ha di fatto rovesciato un governo e spaccato un accordo funzionale e funzionate, che nell’ultimo anno lo aveva messo politicamente nell’angolo.

Sono le regole e sono sacre. È la democrazia, anche se nella sua lettura più estrema e distorta, quella del senatore Renzi.

Ora bisognerebbe votare. L’attuale scenario imporrebbe come unica possibilità il voto. Certo questo ci permetterebbe di liberare il Parlamento da figure come Renzi, dai partiti dello zerovirgola come Cambiamo, Azione, ma a quale prezzo? Ho ascoltato diverse volte le parole del presidente della Repubblica di ieri sera. Dargli torto è impossibile. La sua analisi è lucida, ragionata e suffragata dalle scadenze che incombono sul nostro Paese. Senza considerare che con l’attuale legge elettorale, il peccato originale, l’esito sarebbe probabilmente ancora una volta l’ingovernabilità.

Non so come andrà a finire, né cosa decideranno i colleghi in Parlamento. Di certo da ieri sera la narrazione dei media, eccitati come un tredicenne che aspetta il messaggino del suo primo amore, è completamente ribaltata. Responsabili fino a ieri era una parola che veniva accostata esclusivamente a significati negativi. Oggi se non sei responsabile vuoi il male dell’Italia. Di una cosa sono certo. Qualunque cosa succeda, succederà ed è successa in passato: la colpa è del Movimento Cinque Stelle. Questo sarà il racconto che dovremo subire da qui in avanti.

Arrivati a questo punto ritengo che l’unica cosa da dire sia: no grazie. È dal 2018 che tentano di istituire un governo tutti contro il M5S, te lo ricordi Cottarelli con il trolley? Siamo stati responsabili e, per il bene del Paese, abbiamo provato a governare con la Lega. Salvini ha tradito. Siamo stati responsabili e, nell’interesse del Paese, abbiamo governato con il PD. Renzi ha tradito. Adesso basta. Ora tocca a loro. Sono riusciti a mettere le mani sui fondi che abbiamo faticosamente ottenuto per rilanciare l’Italia. Si limiteranno a spartirsi quello, senza smantellare tutto il buono fatto in questi anni? Parlo di ambiente, giustizia, stato sociale. Staremo a vedere non senza dire la nostra.

Confido nei colleghi a Roma, nella loro scelta e so che la loro non potrà che essere un’opposizione intransigente.

È l’ora più buia e dobbiamo restare uniti. Io certamente lo sarò.

Non so dove potranno portarti le tue scelte future ma oggi, con l’immenso rammarico per ciò che sarebbe potuto essere e non è stato, volevo ringraziarti. Per me sei stato il miglior presidente del Consiglio, che i miei quarant’anni ricordino.

Massimo

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