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Abusivismo, il DDL Falanga è peggio di un condono

Abusivismo, il DDL Falanga è peggio di un condono

La proposta di legge n. 1994-B rappresenta in sostanza una sorta di premio per l’illegalità.

Dati alla mano, la situazione dell’abusivismo in Italia, rappresenta una vera e propria piaga per il territorio. Nel nostro Paese infatti si registra un numero enorme di immobili abusivi: 70.000 unità abitative secondo alcune stime. Senza tenere conto dei tantissimi immobili condonati con le sanatorie che si sono succedute ciclicamente.

L’escamotage del cosiddetto “ordine di priorità per le demolizioni” altro non è che l’introduzione di un meccanismo dilatorio che impedirà, in sostanza, l’avvio effettivo degli abbattimenti degli immobili realizzati illegalmente.

E’ sufficiente leggere i criteri di priorità previsti dalla legge, per capire quanto sarà difficile concretamente procedere agli abbattimenti. Addirittura questo meccanismo incentiverà il completamento degli immobili, visto che, una volta occupate le abitazioni, sarà pressoché impossibile intervenire.

Dati alla mano, a voler ben vedere, esiste addirittura il rischio che la norma abbia effetti ancora più deleteri di un condono edilizio. Si tratta di un atto gravissimo da parte della pubblica amministrazione. Incapace di gestire e governare il territorio. Un condono edilizio infatti – almeno in linea teorica – permetterebbe di recuperare risorse con le quali cercare di realizzare infrastrutture e servizi. In questo caso invece l’autore dell’abuso non ha nessun interesse a sanare l’immobile. Gravando, senza alcun corrispettivo, sul bilancio della collettività.

Il DDL Falanga rischia inoltre di rinsaldare il forte e persistente legame tra incendi dolosi, appiccati a regola d’arte per avvantaggiare speculatori senza scrupoli, e abusivismo. Chi vota questa legge si assume la responsabilità di lasciare il territorio italiano – o quel che ne rimane – all’impunita devastazione. E non basterà promuovere qualche convegno su ambiente e territorio per lavarsi la coscienza.

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