Un viaggio durato due anni, una mappa dell’Italia basata sul rischio: quello che 240 mila studenti ogni giorno corrono, respirando polvere di amianto a scuola. A 24 anni dalla messa al bando dell’amianto, il minerale killer è ancora presente in Italia. E spesso si trova, insidioso, proprio nel luogo che dovrebbe rappresentare in assoluto sicurezza e riparo. La scuola.
Ci sono 2400 edifici scolastici contaminati da amianto in Italia.
I lavori di bonifica procedono molto lentamente, e non dappertutto. Il problema numero uno è il monitoraggio: non si sa dove sia confinato l’amianto, non si sa in che stato di conservazione si trovi e, quindi, non se ne conoscono esattamente gli effetti su chi ogni giorno trascorre più di otto ore a contatto con la sua pericolosissima fibra. Si avvicendano i governi ma lui rimane sempre lì. Eterno e immobile. Anche quando la sua presenza è denunciata e conclamata, è difficile rimuoverlo. Con alcuni casi limite.
Come quello della scuola Da Vinci di Firenze, un istituto professionale tra i più affollati d’Italia. Quattrocento ragazzi ogni giorno varcano la soglia del Biennio, interamente costruito in amianto. Tanto che nel 1997 l’Asl ne intimò l’abbattimento. Ma non se n’è fatto più nulla. Se la scuola Da Vinci è arrivata nelle pagine di cronaca lo dobbiamo a un insegnante coraggioso, Luciano Macrì, isolato dai suoi colleghi, guardato con diffidenza dai genitori. Eppure, lui ha detto solo quanto era già sotto gli occhi di tutti: la scuola è imbottita di veleno killer. Oggi il comune di Firenze ha deciso che il Biennio va abbattuto. Forse anche perché in procura a Firenze sta per partire il primo processo in Italia per un docente presumibilmente morto di amianto.
Che, invece, sono tanti. La Cgil e le associazioni ne denunciano ad Asti, a Genova, a Bari. Però a ben guadare il Da Vinci non è un caso limite. L’asilo di Rosignano aveva ciottoli di amianto a ricoprire il cortile. E non nei lontani anni’ 90 ma tre anni fa. Una mamma, Antonella Franchi, ha deciso di non restare inerme e ha lottato ottenendone la chiusura e la bonifica dell’asilo. “E se mia figlia tra trent’anni sviluppasse una malattia?”, si chiede. AsbeSchool è un viaggio ma non è solo un reportage. Si pone delle domande e cerca le risposte.
Dove finiscono i soldi stanziati ogni anno dalle leggi di Stabilità proprio per le bonifiche delle scuole?
Vengono deviati per altre esigenze di spesa. Ce lo ha raccontato lo stesso ministero della Salute secondo cui spuntano sempre altre priorità. Milioni di euro, annunciati e mai effettivamente spesi.
E che fine ha fatto il monitoraggio annunciato ad aprile?
Palazzo Chigi ha insediato un’unità di missione ma a parte annunciare una ricognizione con i droni ha fatto poco altro. E c’è la questione della giungla normativa: più di 400 leggi nazionali e regionali che disciplinano monitoraggio e regole per le bonifiche negli edifici pubblici. Una situazione che fa impazzire gli operatori, generando caos e situazioni paradossali. Come quella –la notizia ci è sta segnalata proprio in questi giorni – di una scuola romana nel
quartiere Monteverde, perforata da un carotaggio per la rottura di un tubo. Ma quei muri contenevano amianto. E gli studenti erano in classe. Nessuna delle 400 leggi prevede uno scenario simile.
Intorno al progetto AsbeSchool e alla sua pagina Facebook, è nata una comunità di persone, genitori, studenti, insegnanti, che saranno il nostro pubblico di riferimento. Oltre al docufilm, AsbeSchool è anche un libro-inchiesta.
Lo stile del documentario, che avrà differenti cut, sarà avvincente, incalzante. Le testimonianze si alterneranno al reportage, all’inchiesta vera e propria. Abbiamo le carte che testimoniano che una casistica di insegnati deceduti presumibilmente per aver respirato amianto già esiste. Ma è ignorata. Dall’Inail, dal governo e dai sindacati.
E gli studenti? Chi darà loro risposte quando malauguratamente tra 30 o 40 anni dovesse manifestarsi una malattia? Nessuna risposta per loro. Soltanto punti interrogativi. AsbeSchool si è finanziato soprattutto con il crowdfunding, e con l’impegno dei due autori, Stefania Divertito (giornalista e autrice), Luca Signorelli (regista, montaggio).
Stefania Divertito, giornalista specializzata in tematiche ambientali, ha all’attivo 3 libri che trattano l’amianto. Amianto, storia di un serial killer, Edizioni ambiente, 2009 – Toghe Verdi, storie di avvocati e battaglie civili, Edizioni Ambiente, 2011. Una spiaggia troppo bianca, Nneditore, 2015. Ha vinto il premio Cronista dell’Anno nel 2004 per la sua inchiesta sull’uranio impoverito e il premio Pasolini nel 2013 per le inchieste sull’amianto in Marina Militare. Luca Signorelli, videomaker e post produzione, ha lavorato come montatore in numerose produzioni televisive. Ha realizzato corti e attualmente si occupa della post produzione per un programma di Rai Storia.
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