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Buon Primo Maggio: auguri, auguri, auguri un …

Buon Primo Maggio: auguri, auguri, auguri un …

Buon Primo maggio lavoratori, godiamoci tutti la nostra festa, perché finalmente abbiamo di che festeggiare. L’ #Italiariparte, lo ha annunciato il presidente del Consiglio Renzi, commentando con l’immancabile tweet i dati Istat che riportavano un calo della disoccupazione in Italia: 11,4%, meno di febbraio, come a dicembre 2012. Il Jobs Act funziona. Tutti felice. Forse. Direi di no.

Nemmeno un mese fa i dati da commentare erano ben diversi. Non lo sapete, perché il premier Renzi – probabilmente impegnato dal trovare un modo per affossare il referendum, o limitare l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche, le stesse che lo avevano appena costretto a far dimettere un ministro del suo governo – si era dimenticato di commentare con l’immancabile tweet numeri che parlavano di un tasso di disoccupazione in crescita rispetto al mese precedente. Probabilmente anche i mezzi di informazione – gli stessi che, nel giorno della festa del lavoro, celebrano questo successo straordinario – per gli stessi motivi del premier, si saranno dimenticati di darne notizia. Colpa del Movimento Cinque Stelle probabilmente, che aveva chiesto l’ennesima inutile sfiducia, ben sapendo di non avere i numeri. Si scherza, ovviamente.

Il problema del lavoro è però un argomento molto serio. Proprio per questo sarebbe forse il caso di affrontarlo, in modo che i cittadini possano distinguere in maniera chiara il confine che divide la realtà dalla propaganda renziana. Il governo l’anno scorso ha regalato 12 miliardi (soldi pubblici) alle imprese, coprendole di sgravi per favorire le assunzioni. In cambio le imprese, che per loro ragion d’essere non possono fare niente per niente, hanno strappato dal governo il permesso di licenziare, dietro il riconoscimento di un piccolo obolo, in maniera molto più semplice. Non solo, già che c’era il premier delle banche e dei lobbisti, ha concesso anche la possibilità di utilizzare in maniera sconfinata i voucher orari, regolarizzando di fatto l’assoluta precarietà di 1,5 milioni di lavoratori.

primo maggio vignettaIl punto è proprio questo. Il Jobs Act non ha regolarizzato i lavoratori precari, ma ha di fatto regolamentato attraverso legge dello Stato, la precarietà. I veri disastri della politica poco lungimirante del governo, come sempre più attento allo spot e al tweet piuttosto che ad una visione a lungo termine capace di risolvere veramente i problemi, li vedremo solo fra un  anno e mezzo, quando gli incentivi finiranno e le imprese saranno costrette a dover rinunciare, per ragioni di costo, alla maggior parte dei contratti stipulati esclusivamente per aver accesso agli incentivi. Per il momento però qualche numero lo si può già analizzare. Le conclusioni, purtroppo, sono ben lontane dall’entusiasmo dei commenti che abbiamo sentito in queste ore.

Nel 2016 l’incentivo all’assunzione è diminuito del 40%, mentre sono rimasti i licenziamenti facili. La situazione fotografata dai numeri dell’Istat è la seguente. Il tasso di occupazione era il 56,7% ad agosto dello scorso anno, oggi è sempre al 56,7% (a gennaio era più alto); quello di attività era al 64,1% esattamente come oggi, quello di disoccupati era al 11,5% lo scorso anno, oggi è al 11,4%. Un bilancio se non positivo, quantomeno statico, ben lontano però dal significato della parola ripartenza. Tutti facciamo il tifo per l’occupazione e il calo dei disoccupati, ma analizzando i dati in termini assoluti, la realtà è ben diversa.

A metà 2015 gli occupati erano 22milioni630mila, a marzo l’Istat li conta in 22milioni 578mila: 25mila in meno. I disoccupati erano 2milioni 933mila, oggi sono 2 milioni 895mila. Come è possibile che calino sia gli occupati che i disoccupati? La risposta è: si tratta di gente uscita del tutto dalla base su cui vengono fatti i calcoli, la così detta “forza lavoro” che nel lasso di tempo agosto 2015-marzo 2016 si è contratta di 53mila unità. Difficile conoscerne con precisione il motivo: pensionati non sostituiti o emigrati sono le risposte più probabili. Per quanto riguarda l’occupazione giovanile (15-24) ecco i numeri del miracolo renziano: agosto 2015 39,9% -marzo 2016 36,7%. I giovani che hanno lavorato sono stati 13mila in più, quelli che hanno smesso di lavorare invece 72mila.

L’aspetto più preoccupante dell’intera vicenda è che con ogni probabilità il peggio deve ancora venire. Il Jobs Act ha drogato il sistema attraverso incentivi che andranno ad esaurirsi entro l’anno e mezzo. A quel punto cosa succederà al collaboratore della piccola-media impresa, “regolarizzato” dal nuovo indeterminato? Cosa succederà all’azienda che non sarà più in grado di sostenerne il costo? Moltiplicate questa situazione per il tanto sbandierato dato relativo ai nuovi contratti e capirete perché oggi, il Primo Maggio, c’è poco da festeggiare.

La risposta del Movimento Cinque Stelle a un governo che stabilizza la precarietà è sempre la stessa: REDDITO DI CITTADINANZA. Noi vogliamo che nessuno possa rimanere indietro, vogliamo che tutti possano vivere un’esistenza dignitosa anche nei momenti di difficoltà.

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