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Come il governo ha trasformato la legge sul Consumo di Suolo, in un testo anticostituzionale

Come il governo ha trasformato la legge sul Consumo di Suolo, in un testo anticostituzionale

Dalle colonne del Fatto.it, il costituzionalista Paolo Maddalena ha svelato, punto per punto, tutti i profili di incostituzionalità del nuovo testo sul Consumo di Suolo.

DSC_0117_1600x1067Ho sempre guardato con grande entusiasmo, alla possibilità di introdurre una normativa che finalmente limitasse il consumo di suolo in Italia. La mia proposta di legge era infatti confluita nel testo unico, che ha atteso circa due anni e mezzo prima di arrivare in commissione. Da quel momento la situazione è precipitata. Prima la maggioranza ha costretto i membri della commissione a votare un numero esorbitante di emendamenti, in soli due giorni – situazione quantomeno curiosa dopo che il testo aveva atteso per oltre due anni il parere del ministero – poi ha dato il definitivo colpo di grazia alla proposta, svuotandone i contenuti a suon di emendamenti. Il peggioramento della proposta è stato tale, al punto che la legge potrebbe realisticamente mutare ragione: da stop al consumo di suolo a incentivi al consumo del suolo per uso edificabile.

Veniamo alle osservazioni mosse da Maddalena, ex vicepresidente della Consulta (della quale fece parte per un anno su scelta del presidente della Repubblica) ed ex membro del gruppo ecologia e territorio della Corte di Cassazione, il quale taccia di incostituzionalità alcune delle modifiche operate dalla maggioranza. Così come presentato ad oggi, il testo non solo dà indicazioni inconsistenti per la salvaguardia del nostro territorio, ma viola le competenze regionali, consente lo stravolgimento del paesaggio e contrasta con il principio del “razionale sfruttamento del suolo” (articolo 44 della Carta Costituzionale).

Illogica, e quindi in violazione dell’articolo 3, è la definizione di “Area urbanizzata” perché, spiega Maddalena: “Considera area edificata anche i parchi urbani e i lotti e gli spazi inedificati interclusi, in contrasto con il fine del contenimento del consumo del suolo che la legge stessa dice di voler perseguire”. Le contraddizioni si sprecano poi quando il testo introduce il concetto di “compensazione ambientale”. Secondo questo miracoloso meccanismo è consentito il consumo di suolo agricolo, se, nello stesso tempo, si deimpermeabilizza il suolo già impermeabilizzato. Concetto pericoloso, dal momento che rende legge un fatto assolutamente impossibile. L’evidenza scientifica ha infatti mostrato come occorrono centinaia di anni affinché un suolo impermeabilizzato ridiventi naturale.

Gravi anche le incostituzionalità evidenziate all’interno degli articoli 5 e 6.  Il primo, che in pratica autorizza il governo a emanare deroghe a norme urbanistiche per le aree urbanizzate degradate, riesce a violare contemporaneamente tre articoli della Costituzione. Anzitutto l’articolo 76: “per il carattere generico e inconsistente dei principi e criteri direttivi”, afferma il costituzionalista. Poi ad essere violate sono inoltre le competenze regionali in materia di pianificazione e governo del territorio (articolo 117). Infine non pone alcun limite alla ricostruzione degli edifici esistenti, “consentendo quindi lo stravolgimento del paesaggio urbano – spiega Maddalena – violando quindi l’articolo 9 della Carta costituzionale”.

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Il costituzionalista Paolo Maddalena

L’articolo 6 invece, attraverso l’astrusa invenzione dei compendi agricoli neorurali, rende più semplice trasformare in aree edificati i terreni agricoli. Questo perché gli insediamenti rurali locali, perdono ogni carattere agricolo a patto che, complessivamente, non si superi la superficie occupata da costruzioni rurali alla data di approvazione della legge. Anche questa definizione ha una finalità edificatoria in palese contrasto con l’obiettivo che la legge dice di voler perseguire, ed è pertanto da ritenersi illogica, nonché in contrasto con  in contrasto peraltro con il principio del “razionale sfruttamento del suolo”, sancito dall’articolo 44 della Costituzione: principio che implica la bonifica delle terre e non la loro trasformazione in edifici.

Inutile sottolineare come questo testo abbia poco o nulla a che spartire con quello da me proposto. In Aula, come Movimento Cinque Stelle, non mancheremo di portare avanti la nostra battaglia e sapremo essere portavoce delle istanze che continuamente arrivano da territorio ed associazioni ambientaliste. Se il nostro e il loro parere, sarà deliberatamente ignorato, non voteremo il testo.

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