Durante questi cinque anni passati alla Camera alla Commissione Ambiente, mi sono a lungo occupato, assieme al collega Alberto Zolezzi, delle vicende legate al COOU (Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati). Vicende legate soprattutto al rinnovo del suo organo Amministrativo e al suo Statuto e Regolamento (QUI TUTTA LA STORIA), in merito alle quali siamo ancora in debito di chiarimenti dal ministro Calenda, che ancora deve rispondere ad una nostra interrogazione parlamentare, che riguarda il compito di vigilanza assunto per legge tramite propri funzionari presenti nel Collegio sindacale.
Fra regolamenti approvati da Assemblee di fatto superate, interrogazioni parlamentari in attesa di risposta, giudizi pendenti da parte dei Tribunali di Roma e Milano, ad uscirne è uno scenario poco limpido che imporrebbe quantomeno risposte alla dovuta pretesa di chiarezza. Invece il transitorio organo amministrativo starebbe trasferendo, con presa d’atto da sottoporre ad approvazione dell’Assemblea, le attività svolte contra legem dall’organo amministrativo a decorrere dalla data 10 marzo 2014. Traslando di fatto, tutte le inadempienze di legge esercitate dal 2009, alle future cariche amministrative del Consorzio. Come confermato da Relazione della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nella seduta del 30 gennaio 2018, cui è stato rilevato, in particolare, che l’ultimo statuto adottato con decreto ministeriale risale al 1992.
Onde evitare di doversi trovare nella condizione di dover poi correre ai rimedi, riteniamo sarebbe opportuno che il ministero dell’Ambiente e il ministero dello Sviluppo Economico facessero una volta per tutte chiarezza su questa vicenda.