Cade anche l’ultimo bastione a tutela del consumo di suolo. Con una mossa tipica del proprio stile il PD ha cancellato, tramite un emendamento in Commissione Ambiente, il vincolo che avrebbe spinto i Comuni a rendere più oneroso costruire su terreni inedificati e più vantaggioso intervenire per riqualificare il patrimonio edilizio già esistente. Il comma tre dell’articolo 5 si proponeva di limitare il consumo di suolo, facendo in modo che i comuni rendessero più conveniente riqualificare l’esistente, piuttosto che investire in nuove costruzioni.
I relatori del PD hanno recepito il parere della commissione bilancio, secondo la quale l’introduzione di questo vincolo avrebbe portato minore entrate nelle casse dei Comuni, stralciando di conseguenza il comma stesso. Si tratta dell’ennesimo tentativo della maggioranza di svuotare di significato un testo nato per salvaguardare i territori dal cemento, e che invece adesso strizza in più passaggi l’occhio a speculatori del mattone e palazzinari.
Per ciò che concerne lo stralcio del comma in questione, riteniamo si tratti dell’ennesimo favore in tal senso. Stando alle ricerche e agli studi che abbiamo portato a termine non è per niente scontato che riqualificare l’esistente porti ai Comuni minori entrate, rispetto ad edificare nuove costruzioni. Anzi, casomai è vero il contrario, se si considerano i ritorni in termini di posti di lavoro e tutela ambientale.
Il PD vuole l’ennesima legge spot, per poter andare in televisione a parlare di sviluppo energetico e tutela del territorio a ridosso delle elezioni amministrative. Quella che sta arrivando in Aula è invece una proposta che va in tutt’altra direzione. Questo deve essere chiaro ai cittadini, già sempre più spesso costretti a combattere sui loro territori l’inutile autostrada, l’ennesimo palazzone in periferia mentre in centro le case cadono a pezzi o il nuovo mega centro commerciale”.
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