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Covid-19 e inquinamento, la lezione che abbiamo il dovere di apprendere

Covid-19 e inquinamento, la lezione che abbiamo il dovere di apprendere

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato come pandemia la diffusione del Coronavirus Covid-19. Per la prima volta, tre generazioni, sono di fronte a un evento globale che inciderà a lungo sulle loro abitudini. L’obiettivo ora è non ammalarsi, restare in casa, evitando così di gravare ulteriormente sull’eroico sforzo dei nostro medici e infermieri e tutelare così i nostri nonni e i nostri genitori. Ben vengano quindi le misure del governo e le decisioni comunicate dal presidente Giuseppe Conte.

Questo tempo di quarantena è anche tempo di riflessione.

Riflettendo in materia di coronavirus è impossibile non notare come i casi dove viene riscontrato il maggior numero di casi, coincida con alcune delle zone maggiormente inquinate del globo a livello atmosferico. Cina, Sud Corea, Iran e Nord Italia sono infatti aree in cui le concentrazioni di polveri sottili superano con regolarità i livelli limite imposti per legge. La Pianura Padana in particolare, dove lo scorso mese di gennaio si sono registrati ben 27 sforamenti dei limiti per quanto riguarda il Pm 10, contribuisce in maniera significativa ad alimentare il dato che conta 80mila morti l’anno in Italia, imputabili all’inquinamento atmosferico.

È presto per stabilire empiricamente un eventuale nesso causa effetto, con il dilagare della recente pandemia, proprio all’interno di quei territori. Quello che ad oggi conosciamo per certo è il dato relativo ai malati di SARS, quelli di regioni con qualità dell’aria peggiore presentavano un rischio di morte dell’84% più alto. È poi dimostrato come sia più facile ammalarsi di influenza, in zone dove i livelli di inquinamento atmosferico sono alti e che il numero di decessi legati a queste patologie aumenta del 2,29% in presenza di un aumento del PM10 di 10 μg/m3 (https://academic.oup.com/aje/article/184/10/744/2332835).

Un altro dato evidente riguarda proprio i livelli di concentrazione delle polveri sottili PM2.5 e PM 10.

Da quando le restrizioni imposte dalla pandemia hanno rallentato la circolazione dei veicoli a Milano e provincia tali valori sono attestatisi stabilmente sotto il valore limite di 50 µg/m³.  È evidente come questo scenario non sia imputabile al clima favorevole, come vuole far irresponsabilmente credere l’assessore all’Ambiente e Clima in Regione Lombardia Raffaele Cattaneo. È chiaro come questa netta inversione di tendenza, rispetto al trend dei mesi di febbraio e in particolare gennaio, sia l’effetto delle restrizioni alla mobilità imposte dai decreti ministeriali, promulgati al fine di contenere il diffondersi del contagio. Il fermo del traffico e delle attività hanno dimostrato che se effettivamente vengono messe in campo azioni concrete, come il telelavoro, il beneficio sull’ambiente e sulla qualità dell’aria è immediato. Certo sarebbe stato meglio non scoprirlo a causa di un virus, ma attraverso una politica intelligente e capace di pensare al futuro. Per questo come Istituzioni abbiamo il dovere di apprendere una lezione dalla cui esperienza, dai cui sacrifici, potremmo invece fare tesoro.

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