Gli attentati di venerdì scorso a Parigi hanno fatto emergere in maniera drammatica, come il nostro Paese abbia bisogno di sicurezza. Ieri pomeriggio, durante la discussione alla Camera, il portavoce Giorgio Sorial ha ricordato all’Assemblea tutte le proposte che il Movimento Cinque Stelle aveva posto, in tempi non sospetti, all’attenzione di Camera e Senato. Sappiamo bene che la soluzione alle sfide che ci troveremo ad affrontare non siano semplici, né tanto meno immediate né banali come altri partiti vogliono provare a far credere.
Le nostre proposte partono da tre presupposti:
1. Se Parigi rappresenta l’undici settembre Europeo, la risposta, alla luce dei risultati ottenuti, non può e non deve essere la medesima.
2. Bisogna garantire immediatamente alle nostre forze dell’ordine, attualmente sotto organico e mal equipaggiate, i fondi tagliati dal governo Renzi.
3. Il terrorismo è una macchina che va a benzina. Per togliere la benzina a questa macchina, occorre lavorare sul traffico di armi e sui finanziamenti all’ISIS.
Punto primo. Da quando si è dichiarata una guerra totale al terrore, il terrore è proliferato. I dati del Global Terrorism Index rivelano che le vittime del terrorismo sono quintuplicate dagli attacchi alle Torri Gemelle. E nonostante i 4.400 miliardi – ripeto: 4.400 miliardi – di dollari spesi nelle guerre in Iraq, in Afghanistan e in altre aree di crisi, sono nate nuove sigle jihadiste. Negli ultimi quarantacinque anni, sempre secondo il Global Terrorism Index, l’80 per cento delle organizzazioni terroristiche è stato neutralizzato grazie al miglioramento della sicurezza e alla creazione di un processo politico, finalizzato alla risoluzione dei problemi che erano alla base del sostegno ai gruppi terroristici. Solo il 7 per cento, appena il 7 per cento, è stato, invece, eliminato dall’uso diretto della forza militare. Gli attentati di Parigi e i loro esecutori dimostrano ancor di più che il terrorismo 2.0 si affronta internamente, non facendo alzare in volo un F35.
Questa riflessione ci porta direttamente al secondo punto. L’Italia ha bisogno di sicurezza ma le nostre forze dell’ordine sono sottorganico e mal equipaggiate a causa degli sprechi e dei poco lungimiranti tagli, imposti da questo governo. L’Italia deve ripristinare i fondi tagliati da questo Governo alle forze dell’ordine e dare maggiore sostegno all’intelligence. Le risorse, sprecate in cacciabombardieri (parliamo di almeno 13 miliardi di euro buttati via) e in una guerra inutile, come quella in Afghanistan, vanno investite in sicurezza interna. Ogni militare che si trova in una inutile missione all’estero è un uomo in divisa in meno a difesa del nostro territorio e dei nostri cittadini. Per questo abbiamo chiesto l’immediato ritiro delle nostre truppe dall’Afghanistan. Oltre alle forze dell’ordine, è l’intelligence che necessita di sostegni ulteriori, anche attraverso la formazione di corpi d’élite. Bisogna introdurre misure volte alla prevenzione del terrorismo, misure atte ad avviare processi di contrasto al radicalismo, misure che purtroppo nel « decreto Alfano » sono completamente assenti. Non sono sufficienti le reazioni postume, bisogna prevenire e in qualche modo anticipare l’ipotesi di attacchi. Non sarà l’aumento delle pene, non sarà il carcere a convincere un kamikaze, un suicida, a non farsi saltare in aria in piazza. Vanno altresì spenti i focolai che alimentano la propaganda jihadista. L’Italia deve poi rafforzare le nostre frontiere. Siamo la porta d’ingresso all’Unione europea e l’Italia, il nostro Paese, è sottoposto a rischi maggiori di altri Paesi. Servono maggiori controlli, controlli efficaci, non come è stato fatto finora.
Il terzo punto riguarda le scelte che andranno operate in politica estera. La stabilità in Medio Oriente è la condizione necessaria per sconfiggere il terrorismo. Bisogna spegnere uno ad uno i focolai che alimentano il jihad perché questi focolai danno forza di propaganda utile nel reclutamento di nuovi miliziani. L’Italia deve interrompere ogni rapporto, qualsiasi rapporto e sanzionare tutti quei Paesi che, direttamente e indirettamente, sostengono il jihad, in particolare le monarchie del Golfo, come l’Arabia Saudita, che contribuiscono a finanziare in modo illegittimo milizie jihadiste, con la compiacenza dell’Occidente. A Riad è in vigore la sharia, così come a Raqqa, quartier generale dell’ISIS. A Riad le donne non possono guidare. A Riad le donne non hanno alcun diritto. A Riad è in vigore la pena di morte, la fustigazione. Al Governo italiano però sembra che nessuno se ne stupisca, neppure quando all’Arabia Saudita viene concessa la guida del Consiglio dei diritti umani dell’ONU. Non sembra stupirsi nemmeno Matteo Renzi, che solo pochi giorni fa era in visita proprio a Riad. Chi finanzia i terroristi va considerato loro pari, è semplice e diretto. L’Europa deve riconoscere come suo alleato qualsiasi Paese mostri il chiaro interesse di combattere il terrorismo, compresa la Russia. L’Italia e i ventotto devono innanzitutto revocare le sanzioni sancite nei confronti di Mosca, per facilitare il percorso di cooperazione e lo svolgimento delle attività diplomatiche. Bisogna infine coinvolgere nel processo diplomatico attori cruciali, ma che finora sono stati messi a margine del dibattito internazionale, come la Lega Araba e l’Unione Africana.
Sappiamo bene che il terrorismo non si sconfigge dall’oggi al domani, ma ci auguriamo che le nostre proposte, già presentate e depositati, possano essere finalmente discusse. Ribadiamo infine, come Movimento 5 Stelle, la nostra condanna ad ogni forma di violenza, ad ogni forma di odio e ad ogni tipologia di terrore, nonché la nostra vicinanza al popolo francese e a tutti i nostri connazionali coinvolti. Ci stringiamo attorno al dolore della famiglia di Valeria Solesin, a cui dedichiamo il nostro più profondo rispetto, il nostro pensiero e il nostro saluto.