La delibera dirigenziale, attraverso la quale Regione Lombardia ha deciso di forzare la mano in materia di biogas e biometano è illegittima. Questo perché la competenza in materia di End of Waste, ovvero decidere quando un prodotto non è più rifiuto e di conseguenza può essere trattato come materiale e rientrare nella filiera produttiva, spetta allo Stato e non alle Regioni. L’ho scritto in una lettera indirizzata all’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo.
È gravissimo che Regione Lombardia decida per conto proprio, tentando di fatto di scavalcare lo Stato.
Inoltre in questo modo tutto viene lasciato in mano ai privati, non esiste né pianificazione né tanto meno una cabina di regia capace di conferire un indirizzo politico alla gestione del territorio. Proseguendo su questa strada il rischio è quello di continuare a veder proliferare impianti di produzione di biogas, impianti che verrebbero costruiti al solo scopo di approfittare degli incentivi statali e non per una reale esigenza del territorio”.
Con la sentenza del 28 febbraio 2018 il Consiglio di Stato ha chiarito in via definitiva che il destinatario del potere di determinare la cessazione della qualifica di rifiuto è lo Stato. La stessa Direttiva UE non riconosce il potere di valutazione “caso per caso” ad enti e/o organizzazioni interne allo Stato, ma solo allo Stato medesimo. “In un tale contesto, permettere alle singole regioni (o agli enti delegati) la definizione “end of waste”, creerebbe una disparità di trattamento tra le singole regioni in quanto un rifiuto potrebbe diventare un nuovo prodotto in una regione e restare invece rifiuto in un’altra. La sentenza non lascia spazio ad interpretazioni, superando di fatto la delibera dirigenziale per effetto della quale Regione Lombardia sbloccherebbe le autorizzazioni alle nuove costruzioni di impianti biogas e biometano da rifiuti sul territorio lombardo.
Il blocco della delibera in autotutela, finirà per avere ripercussioni su tutti i progetti legati alla costruzione di impianti biogas.
Nella sola provincia di Milano sarebbero cinque i progetti costretti allo stop. Autorizzare oggi la costruzione di impianti biogas, che domani saranno bloccati, è una scelta poco lungimirante che espone al rischio di ricorsi e a lunghe azioni legali da parte di chi si vedrà, con ogni probabilità, ritirata la concessione a lavori già cominciati. Con questa lettera ci facciamo portavoce delle richieste di cittadini e amministratori locali che vogliono evitare di vedersi coinvolgere un domani in lunghi e costosi contenziosi legali. Ci auguriamo che il buonsenso prevalga su possibili interessi di sorta, che l’assessore ci ascolti e ritiri la delibera.
A chi, come lo stesso assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo, tenta la via della polemica imputando questo cortocircuito normativo al ministero dell’Ambiente, al quale viene chiesto di colmare il vuoto normativo in materia di “End of waste”, rispondo che sì, esiste una questione end of waste. Questo perché in passato nessuno ha mai affrontato l’argomento. Per questo oggi c’è una sentenza attraverso la quale le mancanze dei governi passati vengono palesate in tutta la loro evidenza. Il ministro Sergio Costa è stato il primo ad occuparsi concretamente di “End of waste” e attraverso il decreto Sblocca cantieri ha, in buona parte, affrontato e risolto la questione. In questo momento il ministero continua a lavorare per definire, prodotto per prodotto, rifiuto per rifiuto, una normativa “”End of waste” attraverso la quale tutelare ambiente, salute dei cittadini e tutta la filiera produttiva.
LA VICENDA – CRONOSTORIA:
- con la sentenza 28 febbraio 2018 n. 1229, il Consiglio di Stato ha stabilito che spetta allo Stato, e non alle Regioni, individuare i casi e le condizioni in cui un rifiuto può essere considerato “end of waste”, al termine di un processo di recupero. Con tale Sentenza viene infatti chiarito in via definitiva il destinatario del potere di determinare la cessazione della qualifica di rifiuto è, per la Direttiva, lo “Stato”, che assume anche obbligo di interlocuzione con la Commissione. Mancando una normativa a livello statale (il ministero dell’ambiente è attualmente al lavoro su questo) tutto , compresa la costruzione di nuovi impianti biogas e biometano, viene momentaneamente bloccato. In attesa di normativa statale. Se non c’è normativa che dice che il biometano uscito dagli impianti alimentati da rifiuti non è più rifiuto, allo stato attuale il biometano è un rifiuto e quindi, sempre a norma di legge, non può essere utilizzato e rivenduto ma a sua volta dovrebbe seguire filiera del rifiuto (vedi articolo Solo 24 Ore).
- Città metropolitana (PD, che negli anni in cui è stato al governo ha incentivato la costruzione di impianti biometano) forza la mano e rompe il fronte andando contro a quanto sancito dalla sentenza del Consiglio di Stato. Secondo loro La regola è: è un prodotto se è quotato alla Borsa merci o sui listini prezzi, se è oggetto di scambi e compravendite, allora non è un rifiuto. Punto e basta.
- Regione Lombardia, attraverso la citata delibera dirigenziale si accoda all’interpetazione di Città Metropolitana.
- Arriva il decreto End of Waste del ministro Costa, che sblocca alcune questioni, come quella legata al riciclo dei pannolini, ma non quella relativa al biometano.
- Lettera di De Rosa all’assessore Cattaneo: la delibera è illegittima, la competenza è Statale non regionale, blocchiamo tutto prima di vederci sommersi dai ricorsi, quando la norma statale arriverà.
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