Celebriamo oggi la giornata mondiale del Suolo.
Un’occasione per ricordare a tutti come, quando parliamo di consumo di suolo, sia quanto mai necessario compiere un passo indietro. Questo perché sotto i piedi abbiamo il nostro futuro e noi lo stiamo letteralmente sacrificando, barattandolo in cambio della cementificazione selvaggia.
In pratica stiamo scambiando il benessere di tutti, con il guadagno di pochi speculatori.
Proteggere il suolo è un dovere, distruggerlo un crimine. Ogni 30 secondi 90 metri quadri di terreno vengono cementificati in Italia. Il suolo produce il cibo, ma chi governa preferisce che a mangiare siano solo gli speculatori. Tutelare il suolo significa agire in un contesto di lotta ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale. Vuol dire prevenire gli effetti del dissesto idrogeologico.
Nel nostro Paese il 7,6% del territorio è cementificato. Si tratta di circa 23mila chilometri quadrati, in pratica come Campania Molise e Liguria messi assieme. Il doppio che nel resto d’Europa. Un trend che, seppur rallentando, continua a crescere. Da novembre 2015 a maggio 2016, sono stati sacrificati al cemento 30 ettari di territorio al giorno. In Lombardia il trend in continua crescita delinea i contorni di un quadro dalle conseguenze allarmanti. Il riferimento è a comuni come come Lissone, Sesto San Giovanni, Cusano Milanino, Corsico e Pero, fra i primi venti in Italia per suolo consumato, con percentuali che si aggirano fra il 71,3 e il 64,2 per cento. Zone dove l’eccessiva cementificazione ha già mostrato i suoi effetti devastanti, come le drammatiche esondazioni del fiume Seveso. Imputabili in larga parte al mancato rispetto dei rapporti di invarianza idraulica.
Eppure nonostante il rapporto annuale stilato da Ispra consegni nelle mani delle amministrazioni comunali dati inconfutabili, in questi territori si continua a speculare. Come accade ad esempio a Cinisello Balsamo, dove la giunta di centrosinistra ha deliberato il raddoppio di un centro commerciale precedentemente fallito. O come accade a Carugate dove i comitati stanno lottando per difendere dal raddoppio del Centro Commerciale Carosello il vicino Parco degli Aironi. Oppure come accade ad Arese, dove il centro commerciale più grande d’Italia, inaugurato solo un paio di anni fa, è già oggetto di progetti di ampliamento. Casi accomunati dalla totale noncuranza delle ripercussioni di questi progetti su viabilità, inquinamento e benessere di chi vive il territorio. Esempi di politiche di gestione del territorio, capaci di guardare solamente all’immediato tornaconto, ma incapaci di tutelare ambiente e salute dei cittadini.
Come Movimento Cinque Stelle combattiamo strenuamente questo modo di gestire il territorio.
Ho personalmente lavorato ad una legge attraverso la quale fermare il consumo di suolo. Un progetto rimasto per anni nascosto nei cassetti del governo, poi snaturato, quindi discusso alla Camera e ora in attesa di un voto al Senato, che probabilmente non avverrà mai.
Il Programma Ambiente del Movimento Cinque Stelle offre risposte anche in questo senso. La legge per fermare il consumo di suolo in Italia è già pronta, in attesa solo di essere approvata dal futuro governo Cinque Stelle (leggi qui).
Salvare il suolo da chi lo vede solamente come l’ennesimo mezzo per arricchirsi è un nostro dovere.
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