L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ricorda come: “La relazione fra suolo e clima sia sempre più evidente: il suolo regola la quantità di carbonio presente in atmosfera e fissa il particolato presente nell’aria, filtra gli inquinanti presenti in falda, assorbe l’acqua, fornisce cibo”. Quello fra consumo di suolo e salute dei territori, compresa quella di chi li vive, è un rapporto che dobbiamo considerare ormai in relazione diretta. Sempre citando Ispra: “Non solo gli ambiti agricoli e naturali esprimono un valore rilevante per l’efficienza ecologica e per i valori paesaggistici del territorio, ma anche i suoli liberi urbani acquisiscono un valore insostituibile rispetto alle loro vocazioni ecosistemiche nella performance ambientale della città”.
Uno studio dell’Università di Padova ha messo per la prima volta in relazione gli effetti della cementificazione e le precipitazioni, dimostrando come queste ultime siano più intense e localizzate, di conseguenza maggiormente dannose e pericolose per il territorio e chi lo vive, proprio dove la cementificazione è più aggressiva. Insomma, come riassunto dall’infografico qui sotto, gli “attacchi del clima” sono più intensi laddove il suolo, selvaggiamente cementificato, ha perso la capacità di assorbirli.
Proprio per questo motivo riteniamo che parametri ambientali ed ecologici debbano essere inseriti all’interno di qualsiasi progetto urbanistico. Per questo motivo sto lavorando ad una proposta di legge studiata per incentivare lo sviluppo del verde urbano come strumento di maggiore efficacia nel contrasto alla diffusione dell’inquinamento urbano e degli effetti nefasti dei cambiamenti climatici. Attraverso la nostra proposta di legge, vogliamo perseguire tre obiettivi. Il primo riguarda appunto la diffusione dei tetti verdi. Il secondo obiettivo riguarda le misure per la trasformazione a verde delle recinzioni degli edifici urbani, in particolar modo quelli fronte strada. Infine con questa legge puntiamo ad introdurre l’istituzione dell’unità di misura legale arboricola. Al fine di per parametrare, attraverso un’unità di misura definita, l’entità degli interventi di compensazione che ogni opera sul territorio dovrà comportare. Tradotto all’atto pratico significa che se viene edificato un nuovo quartiere sul suolo cittadino, le emissioni di questa nuova costruzione dovranno essere compensate, ad esempio, dalla piantumazione di nuovi alberi che vadano a pareggiare il conto con le nuove emissioni prodotte. La proposta è al momento in fase di discussione, all’interno della piattaforma Rousseau e attende i vostri consigli e suggerimenti.
Scrive la Ong Naure Conservancy, all’interno del report: “Planting Healthy Air”: <<Piantare più alberi in città è una soluzione economica all’inquinamento atmosferico e alle ondate di calore causate dal riscaldamento globale. Lo studio sottolinea che gli alberi sono fondamentali nelle città esposte all’effetto “isola di calore”. I parchi urbani raffreddano l’aria, regalando zone d’ombra ai cittadini ed emettendo vapore acqueo. Le ondate di calore uccidono oltre 12 mila persone all’anno in tutto il mondo, il bilancio più alto tra tutti gli eventi meteo estremi. Non meno tragico è il bilancio dell’inquinamento atmosferico, che uccide 3 milioni di persone all’anno. Gli alberi possono ridurre il numero di vittime grazie alla loro funzione di depurazione dell’aria dalle polveri sottili. Gli esperti spiegano che nei prossimi decenni una fetta sempre più ampia della popolazione mondiale sarà esposta ai danni del particolato e delle ondate di calore. Entro il 2050 infatti il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città. I morti per inquinamento saliranno a 6,2 milioni all’anno, mentre le ondate di calore uccideranno 250 mila persone. Secondo le stime per garantire alla popolazione urbana una qualità dell’aria accettabile occorre investire 4 dollari a persona per piantare nuovi alberi. Una misura economica e facile da adottare che migliorerebbe la salute di milioni di persone>>.