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Occorre davvero bonificare “La Goccia”?

Occorre davvero bonificare “La Goccia”?

I portavoce alla Camera del Movimento 5 Stelle hanno chiesto al ministro dell’Ambiente, se sia necessario proseguire con i lavori di bonifica dell’area “Bovisa Gasometri”, così come sono stati presentati da Metropolitana Milanese S.p.A e approvati dal Comune di Milano.

Un'immagine dal Parco La Goccia

Un’immagine dal Parco La Goccia

Il rischio è quello che una colata di cemento seppellisca circa 2500 alberi di alto fusto (pioppi neri, tigli,frassini,platani,bagolari, paulonie, piante di iperico e di fitolacca, fra cui abitano volpi e volatili di varie specie), ossia un polmone verde in ettari di poco inferiore a quella del Parco Sempione, in nome di una bonifica che potrebbe non essere necessaria.

L’art.242 d.lgs. n.152/2006 stabilisce, infatti, che: “Entro sei mesi dall’approvazione del piano di caratterizzazione, il soggetto responsabile presenta alla regione i risultati dell’analisi di rischio. La conferenza di servizi convocata dalla regione, è poi chiamata ad approvare il documento di analisi di rischio entro i sessanta giorni dalla ricezione dello stesso”. Il Comune di Milano avrebbe saltato questa fase procedurale.

Particolare non indifferente dal momento che legge stabilisce come il superamento dei “valori d’attenzione” non determini, di per sé, l’automatica qualificazione giuridica di contaminazione del sito, ma obblighi unicamente alla caratterizzazione e all’analisi di rischio «sito specifica». Per questo l’analisi di rischio, non fatta dal Comune di Milano, diventa uno strumento imprescindibile al fine di evitare bonifiche inutili, costose, indiscriminate  e che mettano a rischio un’area, quella del parco La Goccia, che potrebbe diventare il polmone verde più importante di Milano.

Appoggiamo pertanto le richieste del Comitato La Goccia, il quale ha già presentato ricorso al Presidente della Repubblica nei confronti di una bonifica così distruttiva, che sarebbe necessaria, secondo Comune, per la presenza di inquinanti molto pericolosi. Analisi contraddette dai risultati degli studi portati avanti dagli esperti del Comitato la Goccia, i quali hanno avanzato al contrario l’ipotesi che le sostanze inquinanti abbiano ormai esaurito la propensione alla diffusione nelle matrici ambientali e non comportino pericoli per i frequentatori dell’area.

Perché non procedere quindi all’analisi di rischio? Per quale motivo saltare un passaggio procedurale che potrebbe permettere non solo un notevole risparmio di denaro, ma soprattutto la tutela di quello che potrebbe diventare in futuro il Central Park di Milano? Lo chiediamo al governo.

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