Roma non si candiderà ad ospitare le Olimpiadi del 2024. Esattamente come quattro anni fa quando, in funzione di un debito pubblico di 1928 miliardi di euro, una disoccupazione al 9,3 e un rapporto debito Pil pari al 127%, il governo Monti, fra gli applausi di tutta l’attuale classe dirigente del PD, aveva optato per non presentare alcuna candidatura. Oggi il debito è pari a 2.250 miliardi, la disoccupazione è al 11,5% e il rapporto debito/Pil è 132,7%. Non dovrebbe esserci nulla da obiettare quindi in relazione alla scelta responsabile operata dalla giunta capitolina. Visto e considerato poi, che anche diverse città, dai bilanci sicuramente più solidi rispetto a quelli di Roma, sventrati dagli scandali e da Mafia Capitale, come Amburgo e Boston, hanno rifiutato la possibilità di ospitare l’evento.
Invece no. La levata di scudi contro la decisione della nostra sindaca Virginia Raggi è stata compatta e sdegnata. Tutti coloro i quali hanno visto sparire la mangiatoia da sotto il naso, hanno fatto piovere critiche sull’intero Movimento Cinque Stelle. Dall’industriale che non potrà più speculare sul mattone, al politico che non potrà più promettere appalti in cambio della propria dose di consenso e finanziamenti. Di per sé una reazione quasi comprensibile, da parte di chi si è visto sottrarre da sotto il naso la possibilità di speculazioni e facili guadagni, dall’altra però viene da chiedersi il motivo di una simile reazione, dal momento che era tutto ampiamente prevedibile.
La sindaca di Roma non ha fatto altro che tener fede al proprio mandato. Il presidente del Coni Malagò conosceva le nostre posizioni in materia di sprechi e speculazione. Tant’è che le aveva manifestate all’interno del documento inviato al CIO dal comitato organizzatore di Roma 2024, in merito alle differenti posizioni di chi avrebbe potuto governare Roma. Riferendosi ai Cinque Stelle, il documento recita: <<sostenevano di credere fermamente nello sport come “catalizzatore sociale”, opponendosi però “all’idea di spendere grandi somme che avrebbero potuto essere impiegate a rinnovare impianti sportivi o per aumentare la rete di trasporti>>. Certo all’interno dello stesso documento il Coni aveva manifestato tutta la sua lungimiranza politica affermando la scarsa influenza dei “grillini” e del loro 8,3% dei seggi in Campidoglio. Ancora più tristemente esilaranti sono le previsioni del Coni sulla crescita del Pil italiano: 1,51% nel 2016, poi 1,37% nel 2017 e via fantasticando, ma questa è un’altra storia.
Tornando alle Olimpiadi, come potevamo fidarci ancora di loro. Malagò, Montezemolo, sono i cognomi dietro ai fallimenti di manifestazioni come i Mondiali di calcio di Italia 90 ed i Mondiali di Nuoto del 2009. Le cui strutture abbandonate ed i cui sprechi restano ancora come monumento a futura memoria della cattiva gestione del denaro dei cittadini.
Lo stesso sistema che, messo all’angolo, privato delle risorse alle quali era solito attingere a piene mani, ora scalcia e minaccia. Vogliono presentare una denuncia per danno erariale. Staremo a vedere. In tal caso sarà per noi ancor più un dovere mostrare ai cittadini italiani come è stato speso ogni singolo euro, di quelli finora investiti al fine della presentazione della candidatura. Non ci accontenteremo dei generici report e delle generiche voci riportate sul sito del Coni. Andremo vedere spesa per spesa, di modo da mostrare a tutti i cittadini, quale abominevole spreco avrebbe rappresentato proseguire su questa strada. L’ultimo pensiero è per il nostro presidente del Consiglio che mente ancora una volta dichiarando:“Dire che non si fanno le Olimpiadi per timore della corruzione è un ammissione di incapacità”. FALSO. Nessuno ha mai detto che non si faranno i Giochi per timore della corruzione. Roma non ospiterà le Olimpiadi perché le precedenti amministrazioni ne hanno letteralmente sventrato i bilanci e ora le priorità per i cittadini sono altre.
Sogniamo tutti un Paese capace di ospitare un grande evento, per di più una manifestazione come le Olimpiadi, il cui spirito ed il cui valore va sicuramente oltre alle schermaglie e ai battibecchi della vecchia politica. Purtroppo però, oltre vent’anni di malaffare hanno messo la Capitale nelle condizioni di dover passare la mano. Chi ha gestito Roma e l’Italia in questi ultimi vent’anni, ci ha messo nelle condizioni di dover prendere una scelta responsabile: dire NO. Qualcuno doveva pur farlo, prima o poi!
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