Home / ATTIVITA' PARLAMENTARE / QUESTIONI NAZIONALI / Ora lo sappiamo: il Coronavirus è trasportato dal particolato atmosferico
Ora lo sappiamo: il Coronavirus è trasportato dal particolato atmosferico

Ora lo sappiamo: il Coronavirus è trasportato dal particolato atmosferico

Ora lo sappiamo: il coronavirus è trasportato dal particolato atmosferico

Ora ne abbiamo la certezza. Da domani non potremo più far finta di niente. Lo studio realizzato da SIMA, ricercatori ricercatori dell’Università di Bari, Bologna e Trieste, e dell’ateneo di Napoli “Federico II” mette nero su bianco, conferendole evidenza scientifica, quella che fino a ieri era solamente un’ipotesi: il coronavirus è trasportato dal particolato atmosferico.

La Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) annuncia che il coronavirus SARS-Cov-2 è stato ritrovato sul particolato (PM). Queste le parole del professor Alessandro Miani: “Questa prima prova apre la possibilità di testare la presenza del virus sul particolato atmosferico delle nostre città nei prossimi mesi come indicatore per rilevare precocemente la ricomparsa del coronavirus e adottare adeguate misure preventive prima dell’inizio di una nuova epidemia“.

In che modo i ricercatori hanno certificato la correlazione fra particolato atmosferico e Sars-Cov-2?

Le prime evidenze sono emerse dal campionamento di PM10 nei siti industriali in provincia di Bergamo. Uno studio della durata di tre settimane. I campioni analizzati, come spiega il coordinatore del gruppo di ricerca Leonardo Setti: “I campioni analizzati hanno verificato la presenza del virus in almeno 8 delle 22 giornate prese in esame. I risultati positivi sono stati confermati su 12 diversi campioni per tutti e tre i marcatori molecolari, vale a dire il gene E, il gene N ed il gene RdRP, quest’ultimo altamente specifico per la presenza dell’RNA virale SARS-CoV-2. Possiamo confermare di aver ragionevolmente dimostrato la presenza di RNA virale del SARS-CoV-2 sul particolato atmosferico rilevando la presenza di geni altamente specifici, utilizzati come marcatori molecolari del virus, in due analisi genetiche parallele”.

Questo dimostra come il coronavirus Sars-CoV-2 sia in grado di legarsi alle particelle di particolato, prolungando così la sua permanenza nell’atmosfera.

Quanto dimostrato dallo studio SIMA pone all’evidenza alcune considerazioni fondamentali in vista di un’ipotetica fase due. Innanzitutto la permanenza del virus nell’aria imporrà l’utilizzo della mascherina in tutti gli ambienti. In secondo luogo la prova che Covid-19 rimanga legato al particolato atmosferico impone che anche all’interno della fase due le emissioni di particolato nell’aria siano contenute, di modo da non favorirne un ritorno e possibili seconde ondate.

L’inquinamento, come dimostrano i dati relativi al numero di casi Covid in Pianura Padanal’84% di quelli diagnosticati su scala nazionale – gioca un ruolo duplice sia nella diffusione che sugli effetti della pandemia. Da un lato infatti ne potenzia la permanenze nell’atmosfera favorendone la diffusione, dall’altro né potenzia gli effetti in quanto una popolazione esposta per lungo tempo ad alte concentrazioni di sostanze inquinanti – come quella che vive all’interno della Pianura Padana, una delle zone più inquinate al mondo –  sono soggette a fattori predisponenti ad una maggiore suscettibilità alle infezioni virali e alle complicanze cardio-polmonari. Ormai non si tratta più di ipotesi, bensì di letteratura scientifica.

È il momento di affrontare concretamente il problema.

Ora che il dibattito è incentrato su come e quando ripartire, la domanda che dobbiamo porci è dove vogliamo andare? Abbiamo due soli polmoni e un’unica possibilità di futuro. La lezione è stata dura, ma ormai è dimostrato come l’unica strada sia un futuro ambientale sostenibile attraverso il quale tutelare la nostra salute e far ripartire la nostra economia.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

*

Scroll To Top