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Pandemia? Nessuna risposta. Cosa succede in Lombardia?

Pandemia? Nessuna risposta. Cosa succede in Lombardia?

Sono passati tre mesi dall’inizio della pandemia del virus Covid-19 in Italia.

Dopo tre mesi in Lombardia, la regione più colpita d’Italia e fra le prime cinque per vittime nel mondo, la situazione è la seguente.

L’assessore alla Sanità Giulio Gallera ha candidamente ammesso che il sistema regionale non è in grado di eseguire uno screening della popolazione. Per questo si è deciso di riaprire le attività senza un minimo di prevenzione, senza né aver isolato i malati né tanto meno aver individuato chi era entrato in contatto con il virus. Decine di migliaia di potenziali infetti, in queste ore girano senza controllo per tutta la Regione. E, sia chiaro, non è certo colpa loro.

I cittadini più scrupolosi, coscienziosi o semplicemente quelli che hanno più tempo e risorse possono decidere di effettuare privatamente un test sierologico, attraverso il quale stabilire se sono entrati o meno in contatto con il virus.

Cosa succede in caso di test positivo?

Sempre privatamente i cittadini devono sottoporsi a tampone rino-faringeo (incredibile, quelli stessi reagenti che, secondo Regione Lombardia, non erano sufficienti per il pubblico, ora sono disponibili per il privato) per stabilire se sono o meno ancora contagiosi e uscire così dall’auto-isolamento al quale, sempre da soli e secondo coscienza, avrebbero dovuto auto-sottoporsi.

In pratica il cittadino deve pagare – non si sa quanto dal momento che il costo dei test sierologici non è stato calmierato – per avere le risposte che le Istituzioni regionali, per loro stessa ammissione, non sono state in grado di fornirgli.

Secondo il prof. Galli, parere che mi sento di condividere, andare a vedere chi è effettivamente infetto e di conseguenza isolarlo è molto più efficacie, in termine di contenimento della pandemia, di qualsiasi forma di distanziamento sociale.

In sintesi se in questi tre mesi Regione Lombardia, invece che perdere tempo in televisione e in conferenza stampa a giocare a scaricabarile con la Protezione Civile, avesse provveduto a un serio e concreto piano di screening della popolazione, oggi negozi, imprese e attività commerciali avrebbero potuto riaprire in sicurezza.

Come mai non è stato fatto niente?

Perché è molto più semplice lamentarsi e far caciara, piuttosto che risolvere i problemi, tanto per loro un tampone, un letto di terapia intensiva e uno stipendio ci saranno sempre.

Sono molto preoccupato di quello che vedo in giro. Battersi per riaprire tutto, senza un piano, senza una strategia, affidandosi di fatto alla buona volontà dei cittadini rappresenta un rischio enorme dal momento che, se le cose non dovessero andar bene, nuove chiusure rappresenterebbero un colpo mortale per il nostro sistema economico.

Facciamo tutti il tifo per tutti noi.

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