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PARTE 2: NO NUCLEARE. LA SITUAZIONE ENERGETICA IN ITALIA, SPIEGATA FACILE PER IL CENTRODESTRA

PARTE 2: NO NUCLEARE. LA SITUAZIONE ENERGETICA IN ITALIA, SPIEGATA FACILE PER IL CENTRODESTRA

La situazione energetica in Italia, spiegata facile per il centrodestra

La Lega in Regione Lombardia ci ha accusato a mezzo stampa nei giorni scorsi di voler far tornare i lombardi alle caverne, perché abbiamo chiesto di “attivarsi affinché la strategia regionale e nazionale per contrasto ai recenti elevati prezzi dell’energia non preveda la creazione di centrali nucleari, ma punti allo sviluppo delle energie rinnovabili”.

Follia? Incuranza delle difficoltà economiche di famiglie e imprese? Non credo proprio.

Oggi spieghiamo facile facile alla Lega perché ORA non va bene neanche il nucleare:

• La costruzione di una centrale nucleare ha tempi decisamente lunghi, come mostrano gli esempi del terzo reattore (di terza generazione) di Flamanville in Francia, che, iniziato nel 2006, doveva concludersi entro il 2014, con un costo previsto di 5 miliardi di euro, ma che è tuttora in costruzione con una previsione di completamento lavori per il 2022 e un costo finale di 19 miliardi; o quello del reattore di Olkiluoto3 in Finlandia (anch’esso tecnologia francese) la cui realizzazione si è avviata nel 2005 con un costo previsto di poco più di 3 miliardi e previsione di entrata in funzione nel 2009, data poi spostata progressivamente al 2012, poi al 2013, poi al 2019 e ora ipotizzata per il 2022 con costi nel frattempo lievitati verso i 9 miliardi.

• I reattori si basano sul meccanismo della fissione nucleare, la quale, per definizione, produce scorie radioattive.

• La quarta generazione non esiste: ci sono i varianti e versioni diverse di reattori sviluppati a livello sperimentale o progettati o ipotizzati.

• Fusione nucleare. Angelo Tartaglia (già professore di Fisica presso la Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino, ed è oggi membro dell’Istituto Nazionale di Astrofisica), ci racconta un aneddoto personale. “Io mi sono laureato in ingegneria nucleare nel lontano 1968. A quel tempo a noi giovani ingegneri veniva detto che i primi reattori a fusione avrebbero visto la luce entro una ventina di anni. Di anni ne sono trascorsi più di cinquanta e oggi sentiamo dichiarazioni e troviamo scritto sui giornali che i primi reattori a fusione cominceranno a funzionare tra una decina d’anni… Un conto è la ricerca che continua, un conto è la realtà applicativa ancora più che indistinta”.

Per leggere la PARTE 1

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