Non possiamo affidarci al meteo e alle piogge per migliorare la qualità dell’aria come ha fatto nell’ultimo anno la nostra regione.
Il piano aria è poca cosa: manca una visione innovativa, un progetto strutturato.
Migliorare la qualità dell’aria infatti significa lavorare in ambiti molto diversi che vanno dai parchi, alle aree verdi urbane ed extraurbane, ai trasporti sostenibili, all’efficientamento energetico degli edifici. O si cambia immediatamente la visione del Paese, oppure gli interventi saranno solo spot. Se i soldi sono pochi devo essere investiti bene.
E’ assurdo discutere ancora di stufe a pellet domestiche, non esiste nessuna possibilità di controllo delle emissioni. Per ridurre le emissioni dobbiamo rivolgerci alle vere rinnovabili, come il sole. Stiamo ancora a parlare di incentivi al trasporto su mezzi privati, che, al contrario, devono essere disincentivati: il futuro è del trasporto pubblico e del trasporto su ferro. La rottamazione delle auto può dare un effetto positivo nell’immediato, ma sul lungo periodo è un palliativo. Dobbiamo avere il coraggio anche di discutere di allevamento intensivo nel bacino padano: se la Lombardia vuole respirare deve intervenire con scelte anche non facili.