Il portale Openpolis, punto di riferimento a livello nazionale per ciò che concerne l’analisi e il monitoraggio dell’attività del Parlamento italiano, ha pubblicato il dossier: “Indice di produttività Parlamentare 2015”.
Il dossier nasce con l’ambizioso obiettivo di rendere misurabile, attraverso criteri standard, il lavoro di senatori e deputati all’interno delle istituzioni. Come? La declinazione data al concetto di “produttività” è lontana dal mero conteggio delle attività svolte. È piuttosto tesa a rilevare la capacità di essere influenti ed efficienti. Non è produttivo il parlamentare primo firmatario di innumerevoli ddl, ma quello che porta a casa una legge, non è produttivo chi protocolla centinaia di interrogazioni, ma chi riesce ad ottenere una risposta da parte del ministro competente.
Il lavoro di deputati e senatori viene analizzato in base a criteri di efficacia che aiutino a distinguere la gran massa di attività che non produce effetti da quella, poca, che invece da risultati. Non si entra mai nel merito di quanto un atto disponga, se sia buono o cattivo, ma ci si limita ad attribuire un punteggio ad ogni passaggio di iter. Dunque più un provvedimento si approssima al suo completamento (per es. un ddl che diventa legge) più sarà alto il punteggio assegnato a chi presenta l’atto – primo firmatario – o ne è il relatore.
Di seguito infografica con i parametri di misurazione
Quanto lavorano i nostri parlamentari? Quando si va a vedere la distribuzione della produttività in aula, si scopre che il 57% dei deputati e il 41% dei senatori è nella fascia più bassa. Mentre è bassissima la percentuale di parlamentari che totalizza un punteggio alto, cioè più di 500 punti. L’1,9% alla Camera e il 2,8% al Senato. Questa analisi evidenzia come in Parlamento a contare davvero sono in pochi e soprattutto una buona parte degli eletti (il 66% alla Camera e il 63% al Senato) produca meno della media.
Alla Camera il 70% dei gruppi ha la maggior parte dei membri con un indice di produttività sotto la media. Sono solamente tre, e tutti di opposizioni, i gruppi che hanno una bassa percentuale di componenti “poco produttivi”. Stesso discorso per il senato. Bisogna considerare poi che i gruppi all’opposizione sono di norma più attivi, mentre la generale tendenza a non accettare accordi di comodo, inficia il dato di produttività relativo al Movimento Cinque Stelle.
Chi sono i primi della classe? A seguire la classifica dei deputati più produttivi della XVII Legislatura, con in evidenza il gruppo di appartenenza e gli incarichi ricoperti in commissione e in aula. Fra i primi 10, 5 sono attualmente capogruppo in commissione, 1 è capogruppo di aula e 1 (l’On. Ferranti) è presidente di commissione.
Ed in Lombardia? I rappresentanti lombardi occupano 24 delle prime 100 posizioni su scala nazionale. Per quanto riguarda il territorio regionale, gli indici più elevati sono quelli fatti registrare dai deputati Nicola Molteni e Cristian Invernizzi, entrambi della Lega. Emanule Fiano è il primo rappresentante della maggioranza, mentre per quanto riguarda il Movimento Cinque Stelle il più attivo è Massimo De Rosa. Il deputato grillino, classificato al trentesimo posto su scala nazionale, precede di nove posizioni il collega Danilo Toninelli. Al Senato a guidare la graduatoria è Roberto Calderoli, che precede Pietro Ichino e Luis Alberto Orellana. Subito alle loro spalle ecco Vito Crimi, primo fra i portavoce del Movimento Cinque Stelle.
Gli autori dell’analisi, ricordano infine come scopo dello studio non è dare giudizi, ma sottolineare le distinzioni. Solo combattendo la generalizzazione è possibile rendere i cittadini consapevoli e consci dell’operato dei propri rappresentanti. Inoltre si tratta di un’opportunità a disposizione dei politici, per relazionarsi con gli elettori e rendicontare la propria attività. I dati forniti, rappresentano uno strumento per analizzare e valutare una realtà, complessa, come quella parlamentare, e di per sé non possono essere un unico metro di giudizio.
Di seguito l’intero dossier: