Ho trovato l’articolo molto interessante, l’articolo pubblicato da “Il Sole 24 Ore” a firma di Jacopo Giliberto, che riporto qua di fianco. E’ indubbio che ci sia un miglioramento globale rispetto alle concentrazioni di inquinanti nell’aria, ma da quanto riportato si evincono soluzioni che ritengo ormai superate e obsolete per quanto riguarda la riduzione delle polveri sottili.

Non dimentichiamoci comunque
il primario obiettivo del nostro prossimo futuro, come Pianura Padana, come Italia ma anche come pianeta: il contrasto ai
cambiamenti climatici. In prospettiva dovremo rivedere i modelli di produzione e le strategie energetiche. Parlare ora di spostarsi su fonti come il
gas o
combustibili fossili più o meno raffinati, è quantomeno anacronistico.
La politica si sa che arriva sempre in ritardo rispetto ai problemi e alle loro possibili soluzioni ma qui ci troviamo davanti anche alla reticenza al cambiamento di una parte delle filiere produttive. Se vogliamo, come riportato nell’articolo, provare a ridurre le emissioni di
PM2,5 e PM10 la soluzione è: non puntare sulla combustione. Semplice!
Le tecnologie ci sono e le imprese in grado di applicarle anche, dobbiamo approntare un grande piano di riqualificazione del nostro patrimonio edilizio, trasformare le nostre case di classe E,F,G in case passive con massicci interventi di riqualificazione energetica. Questo campo di intervento consentirebbe ritorni economici notevoli per lo stato ma anche una spinta propulsiva fortissima per le aziende medie e grandi che potrebbero trovare nuovo impulso per investimenti in nuovi materiali. Le cifre dei possibili occupati sono da capogiro, circa 18.000 per ogni miliardo investito nel settore. Manodopera qualificata in grado di applicare gli ultimi ritrovati del mercato edilizio e non manovalanza sfruttata e sottopagata.
Torniamo ai benefici per lo Stato che vedrebbe rientrare eventuali investimenti nel settore principalmente dalla tassazione dei nuovi occupati ma in via indiretta, anche se non meno rilevante, dai risparmi sui costi del servizio sanitario nazionale. Meno inquinamento comporta meno malati e quindi meno spese sanitarie per pazienti e stato. Non parliamo neanche della diminuzione possibile delle morti, oggi 84.000 l’anno imputabili all’inquinamento ambientale, il cui valore umano è impossibile da quantificare.