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Smog: Italia a rischio sanzione europea

Smog: Italia a rischio sanzione europea

L’Italia rischia una multa da un miliardo di euro, se non dovesse adottare le misure necessarie per far rientrare l’emergenza smog. Nel caso in cui l’indolenza sul tema dell’attuale classe dirigente, incapace di prendere finora alcun serio provvedimento nel merito della questione, non consentisse al nostro Paese di abbattere la concentrazione di polveri sottili presenti nell’aria, sarebbe sempre più concreto il rischio di un deferimento alla Corte di Giustizia Europea che, come riportato dagli organi di stampa, potrebbe portare alla maxi-multa.

A preoccupare Bruxelles è proprio l’indolenza con cui l’Italia rifiuta di affrontare, attraverso misure concrete, un problema che quotidianamente mette a rischio la salute dei cittadini. Secondo le stime dell’Agenzia Europea, come ricordato recentemente dalla stessa Commissione all’interno del rapporto sull’Ambiente, in Italia sono state 66.630 le morti premature imputabili alle concentrazioni di particolato fine, 21.400 quelle imputabili alle concentrazioni di biossido di azoto e 3.380 dovute alle concentrazioni di ozono. Una carneficina.

Quello dello smog è un problema che non riguarda solo il nostro Paese, con particolare riferimento ad aree come: Lazio, Lombardia, Liguria, Molise, Piemonte, Sicilia e Toscana; bensì tutto il continente europeo. Anche Paesi come Spagna, Germania, Francia riceveranno dalla Commissione Europea il medesimo avvertimento. Più in generale basta pensare che 23 stati, sui 28 che fanno parte dell’UE fanno registrare parametri dell’aria superiori alla normativa.

Quella legata alla smog è un’emergenza che necessita di una visione strategica pluriennale, un piano condiviso attraverso il quale la riqualificazione energetica e la transazione da fonti fossili a fonti rinnovabili, venga promossa a livello continentale.

Il Movimento 5 Stelle ha presentato in tal senso una risoluzione alla Camera dei Deputati per porre la massima l’attenzione su questo problema. Chiediamo la pubblicazione, a norma di legge, dei dati d’inquinamento aggiornati nelle varie città e aree, dei dati di emissione aggiornati di tutti gli impianti presenti (industriali-energetici-rifiuti), nuovi studi sanitari ed epidemiologici con il coinvolgimento dell’Istituto Superiore della Sanità. Tra le misure preventive anche ” il divieto di autorizzazione di nuovi impianti che comportino la combustione con specifico riferimento alle emissioni da ossidi di azoto e di particolato” e “un divieto di ampliamento o modifica agli impianti esistenti ad esclusione degli interventi finalizzati alla loro riconversione o revamping che perseguano standard ambientali più elevati comprovati da una valutazione basata sul ciclo di vita”.

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