“La scelta è nostra. Abbiamo a disposizione diverse opzioni per contenere il riscaldamento globale entro il limite dei due gradi centigradi, ma serve una decisa svolta istituzionale e tecnologica, per permetterci di raggiungere questo obiettivo”. A parlare è Hoesung Lee, 69 anni, neo presidente del Ipcc -Intergovernmental Panel on Climate Change – organismo scientifico che opera sotto l’egida dell’Onu.
Lee, personaggio cortese e riservato, insegna sviluppo sostenibile presso la Korea University, ed è da sempre uno fra gli esponenti più attivi, all’interno della comunità scientifica, quando si tratta di discutere di politiche di mitigazione e cambiamenti climatici. Di fronte a lui un compito difficile, ma quanto mai cruciale per il destino del nostro pianeta, fissare le tappe del cammino che permetteranno di fermare il riscaldamento globale, entro il limite dei 2°centigradi.
Il primo passo di questo difficile cammino sarà “Cop 21” la conferenza sul clima fissata a Parigi dal 30 novembre al 11 dicembre. “I piani volontari, che i Paesi partecipanti presenteranno a Parigi, sono un primo passo non certo un traguardo” spiega Lee, per il quale un ruolo determinante in questa decisiva partita sarà giocato dalla tecnologia: “Senza tecnologie aggiuntive, penso ad esempio alle bioenergie o alla cattura della CO2, sarà difficile limitare l’aumento della temperatura globale”. Strumenti tecnologici che dovranno andare di pari passo con scelte politiche ed economiche, non dimentichiamo infatti che il nuovo presidente ha sempre guardato favorevolmente all’introduzione di una Carbon Tax.
Come sostenuto a più riprese anche dal Movimento Cinque Stelle, la strada da intraprendere il più in fretta possibile, è una strada che passa dal miglioramento dell’efficienza energetica, dallo sviluppo delle tecnologie per catturare i gas serra, da un maggior utilizzo delle fonti rinnovabili, dall’aumento di superfici in grado di assorbire CO2 quindi riforestazione e stop al consumo di suolo. Certo si può puntare anche ad una sensibilizzazione collettiva, che porti ad uno stile di vita destinato a ridurre consumi ed emissioni, ma il risultato che dobbiamo raggiungere non può prescindere da un concreto segnale politico e da uno sforzo collettivo globale da parte sia delle potenze industriali che delle economie emergenti.
Secondo Lee non è troppo tardi, ma siamo concordi nell’affermare che non c’è più tempo da perdere. Vedere grandi aree del pianeta sacrificate sull’altare della desertificazione, con le conseguenti migrazioni di massa, non è più soltanto un rischio per i nostri figli dei nostri figli, ma una concreta proiezione a breve-medio termine, come peraltro recentemente ricordato anche dal Presidente degli Stati Uniti Barak Obama.
“Sono finiti i tempi del rifiuto e dei negazionisti” ammonisce Lee, tutti gli sforzi della comunità scientifica e della politica internazionale devono andare in un’unica direzione, ovvero quella che consentirà di piegare la curva delle emissioni. Un impegno che il Movimento Cinque Stelle ha già cominciato a portare avanti in Italia, attraverso proposte concrete sia in Commissione Ambiente e Territorio che in Aula. Un impegno che porteremo avanti anche a Parigi, partecipando attivamente alla conferenza “Cop 21”. Per raggiungere risultati concreti serve però, più che mai, l’impegno di tutti.