Tre voci, un obiettivo: abolire il contributo unificato per quelle associazioni Onlus, chiamate dalla Stato a tutelare gli interessi di ambiente e cittadini, laddove lo Stato non riesce ad arrivare. È la sintesi della conferenza stampa: “Dalla parte dei cittadini – Stop al contributo unificato”, nel corso della quale si sono alternati gli interventi del consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle Massimo De Rosa, della senatrice Alessandra Riccardi, dell’avvocato Avv. Marco Maria Donzelli, Presidente Nazionale del Codacons e di Barbara Meggetto, Presidente Legambiente Lombardia.
Cos’è il contributo unificato? Il contributo
unificato altro non è che un obolo, il cui onere può variare di caso
in caso, che le associazioni Onlus sono costrette a versare ogni qual volta
decidano di presentare un ricorso su di una determinata tematica. Una spesa il
cui costo finisce inevitabilmente per gravare sulle spalle soprattutto delle
piccole associazioni di cittadini, le quali spesso a fronte di spese troppo
elevate rinunciano alla propria azione di tutela. Il tutto a discapito di ambiente e
territorio.
“Si scrive abolizione del contributo unificato, si legge tutela dei cittadini e dell’ambiente. Per il Movimento Cinque Stelle l’interesse comune è sempre al centro dell’azione politica, per questo per noi si tratta di una battaglia di civiltà” spiega Massimo De Rosa, il quale, durante il proprio mandato da parlamentare, aveva presentato un emendamento all’ultima legge di bilancio proprio per chiedere l’abolizione dell’obolo. Un emendamento riveduto e ripresentato dalla senatrice Alessandra Riccardi, che attualmente sta portando avanti il progetto in Parlamento.
“Sia chiaro” spiega Barbara Meggetto, presidente regionale di Legambiente: “Il nostro obiettivo non è quello di fare più cause. Il ricorso alla giustizia per noi è e resta l’ultima istanza. Si tratta piuttosto di riaffermare un principio: il bene comune conta più degli interessi del singolo”.
Un principio ribadito dall’avvocato Marco Donzelli, presidente del Codacons: “È come se lo Stato ci dicesse: io non riesco ad arrivare ovunque, perciò delego te associazione a tutelare gli interessi dei cittadini. Non può essere perciò lo Stato stesso a trasformare questo onore, difendere i cittadini, in un onere, costringendoci a versare dai tre ai cinquemila euro per ogni ricorso presentato”.
L’abolizione graverebbe sui costi dello Stato? “Su di un simile argomento l’analisi non può essere esclusivamente economica, soprattutto quando parliamo della tutela di interessi diffusi” conclude la senatrice Riccardi, impegnata nelle prossime settimana nel cercare di inserire l’emendamento all’interno della prossima manovra finanziaria.