Ancora una volta il governo tradisce la volontà, e la richiesta di partecipazione, espressa dai cittadini attraverso il voto del 4 dicembre. Ancora una volta il governo mette un etichetta spot ad un provvedimento, ma lo scrive in modo che i contenuti vadano nella direzione opposta. Ancora una volta a farne le spese è l’ambiente.
È quanto sta succedendo in merito allo: “Schema di decreto legislativo recante attuazione della Direttiva 2014/52/UE che modifica la Direttiva 2011/92/UE concernente la Valutazione di Impatto Ambientale di determinati progetti pubblici e privati”. In pratica la normativa europea chiede all’Italia di meglio chiarire e rafforzare i capisaldi della procedura di VIA, al fine di renderla più trasparente. Il testo del governo va invece nella direzione opposta. Una situazione che ha sollevato le reazione sdegnate di associazioni come Greenpeace, Legambiente, Forum Movimento per l’Acqua e WWF, le quali hanno richiesto sostanziali modifiche al testo.
L’Atto del Governo presenta due intollerabili criticità. La prima riguarda la volontà di travalicare il desiderio di partecipazione. I cittadini – durante il referendum dello scorso 4 dicembre bocciando la riforma costituzionale Renzi-Boschi-Verdini, la cui entrata in vigore avrebbe comportato un deciso accentramento delle competenze – hanno chiesto, ancora una volta e a voce più che mai alta, di poter incidere in prima persone sulle scelte inerenti al loro territorio. Il governo risponde, come già fatto in altre occasioni (vedi referendum sull’acqua pubblica) cercando di aggirare con la legge la volontà espressa dal popolo. La seconda macroscopica criticità riguarda la totale assenza di trasparenza, nelle procedure di nomina dei componenti della commissione VIA.
In che modo l’Atto del Governo esclude i cittadini? Stabilendo che, per novanta categorie di opere il loro pare non è più necessario. La Verifica di Assoggettabilità a V.I.A. (V.A.), che oggi è un primo filtro per impianti di rifiuti, cave ecc. praticamente diventerà un orpello. Oggi i cittadini hanno tempo 45 gironi per presentare le proprie osservazioni. Passasse la proposta del governo sarà sufficiente per il proponente dell’opera presentare lo “studio preliminare ambientale”. Da quel momento entro 60 giorni l’ente competente si deve esprimere. La decisione del Ministero dell’Ambiente potrà avvenire anche entro un’ora, senza che nessun cittadino o ente locale possa avere anche solo il tempo per accorgersi del deposito del progetto. A quel punto rimarrebbe solo il T.A.R., peraltro sempre con la possibilità di vedere proseguire i cantieri anche in caso di vittoria davanti al tribunale! In pratica, qualora decidessero che il progetto in questione non è assoggettabile a VIA, e la decisione spetta al ministero, il progetto verrebbe realizzato senza che nessun cittadino, ente o associazione possa esprimere il proprio parere. Una scelta in totale contraddizione con le linee guida stabiliti dalla normativa comunitaria.
Perché manca trasparenza? Dallo scorso maggio il Movimento Cinque Stelle si batte contro i criteri di nomina dei membri della commissione VIA, scelti dal ministero dell’Ambiente. Criteri di scelta dove regna l’opacità. In tal senso il Movimento ha presentato un’interrogazione parlamentare, di cui sono primo firmatario, volta ad invocare maggior trasparenza. Lo scorso tre agosto, una delibera della Corte dei Conti ha confermato i nostri sospetti, bocciando di fatto i profili proposti dal ministero. Il ministero è così stato costretto ad introdurre un nuovo bando, a nostro giudizio distante dai criteri di trasparenza indicati dalla Corte dei Conti e contro il quale stiamo portando avanti la nostra battaglia in commissione Ambiente. Ora, cercano di mettere una toppa a questa situazione riscrivendo la normativa al riguardo. L’atto del governo specifica infatti che: “I commissari della commissione VIA nazionale saranno scelti dal Ministro espressamente senza fare ricorso a procedure concorsuali”, con buona pace della Costituzione. In questo modo il controllo da parte dei partiti sarà pressoché totale, favorendo il sorgere di situazioni di clientelismo e corruzione.
Invitiamo il governo, e nel farlo ci uniamo all’appello di WWF, Greenpeace, Forum Movimento per l’Acqua e Legambiente, ad una seria riflessione sulle criticità contenute all’interno dell’Atto n.401. Pretendiamo un immediato passo indietro su di una norma incapace di recepire le direttive comunitarie, direttive che sono abilissimi a recepire quando si tratta di elargire soldi pubblici alla banca di turno. Una norma la cui entrata in vigore allargherebbe le opacità e gli spazi grigi all’interno dei quali si annidano corruzione e malaffare, mortificando ancora una volta la volontà espressa dai cittadini, compromettendo inoltre la tutela del nostro territorio. Il Movimento Cinque Stelle pretende trasparenza e partecipazione. Mancando questi presupposti il governo sta ancora prendendo in giro i cittadini.