Due erano i quesiti che avevo posto all’interno dell’interrogazione presentata in merito al futuro della Vigevano-Malpensa: garanzie in merito alla promessa di riprogettazione dei tratti A (Albairate/Magenta) e B (Albairate/Baggio); e come i nuovi progetti avrebbero influito sui fondi, la cui destinazione pareva finora legata esclusivamente al progetto ANAS.
L’effetto immediato prodotto dall’interrogazione è stato quello di mettere nero su bianco concetti che, fino alla scorsa settimana, erano solo promesse. La risposta del governo soddisfa però solo a metà. Sarebbe effettivamente una vittoria per i comitati di cittadini e per il Movimento Cinque stelle, se la tratta A venisse poi effettivamente rivista in un’ottica di riqualificazione delle sedi viarie esistenti, con la risoluzione della viabilità intorno a Robecco come chiesto dall’amministrazione locale, però è sempre meglio restare prudenti. Per ora i tratti A e B sono congelati, probabilmente si avrà qualche certezza sul futuro dopo l’incontro al ministero tra i vari attori interessati, in programma il prossimo 23 febbraio. Una data da segnare sul calendario per ciò che concerne il futuro della superstrada, dal momento che quel giorno ANAS comunicherà se e come verranno apportate modifiche al tracciato e di conseguenza se sarà o meno convocata una nuova conferenza dei servizi.
E qui si arriva dritti al cuore della vicenda: i fondi. Ministero e Comuni hanno sempre lasciato intendere come i fondi già stanziati per fossero legati a doppio filo con il progetto ANAS. All’interno della risposta del governo all’interrogazione del Movimento Cinque Stelle è spiegato come, nonostante la previsione di possibili revisioni, i fondi restino comunque a disposizione dell’opera. Questo è un punto fondamentale. Se la destinazione delle risorse non è vincolata, come pare, ad eventuali modifiche, allora perché non rivedere l’intero progetto in funzione delle esigenze poste dal territorio. Perché non prendere in considerazione soluzioni meno impattanti per Parco del Ticino e per le imprese agricole che vivono delle risorse della zona?.
Probabilmente la risposta a questi interrogativi risiede nell’incapacità mostrata dalle amministrazioni locali nel proporre con compattezza al ministero il progetto alternativo. Questa è l’aspetto più grave dell’intera vicenda. I tentennamenti dei vari comuni, uniti a giochetti di bassa politica, hanno portato all’attuale compromesso. Per Ivan Fassoli, attivista M5S di Albairate: “I soldi ci sarebbero stati anche per un progetto alternativo, come richiesto dalla popolazione. La risposta del Ministero dimostra che le nostre richieste erano fondate e le soluzioni da noi proposte percorribili“.