Dopo due anni di tira e molla la legge sul vuoto a rendere è stata approvata in via definitiva.
Sia ben chiaro: il risultato ottenuto è ben diverso e meno ambizioso della nostra proposta di legge iniziale, ma si tratta pur sempre di una legge importante. Una legge che abbiamo fortemente voluto e difeso, dai tentativi di quei portatori di interessi che in questi anni le hanno tentate tutte pur di affossare il progetto. Nonché dai tentativi di sabotaggio da parte della maggioranza. C’è voluto l’impegno di tutti i colleghi della Commissione Ambiente, del nostro ufficio legislativo,della Federazione italiana dei grossisti e dei distributori di bevande, per permettere a Stefano Vignaroli di portare fino in fondo la proposta di cui era primo firmatario.
VUOTO A RENDERE: I CONTENUTI
In questi giorni, sull’argomento, la stampa ha fatto parecchia confusione. Ci sono tanti modi per intendere e impostare un vuoto a rendere. Quello approvato diciamo subito non riguarda direttamente il consumatore che non dovrà fare nulla, né pagare alcuna cauzione.
Il sistema del vuoto a rendere prevede in via sperimentale, per la durata di un anno e su base volontaria del singolo esercente, una cauzione per gli imballaggi contenenti birra o acqua minerale serviti al pubblico da alberghi e residenze di villeggiatura, ristoranti, bar e altri punti di consumo. Dunque riguarda il “consumo fuori casa” (circuito HORECA). Ad aderire alla sperimentazione dovrà essere dunque l’esercente che pagherà la cauzione iniziale ai produttori di acqua e birra e rendere indietro al produttore (attraverso il distributore) l’imballaggio utilizzato dal cliente che consuma nella propria attività commerciale. Il cliente avrà la garanzia che, consumando dall’esercente che aderisce all’iniziativa, quell’imballaggio tornerà al produttore per essere riutilizzato. Gli esercizi commerciali aderenti al sistema “vuoto a rendere” saranno riconoscibili dal cliente attraverso un logo esposto che lo stesso Ministero fornirà.
Teniamo in particolar modo a sottolineare l’importanza della parola “riutilizzo”. A differenza delle tanto citate e sognate macchinette nei supermercati, che sono finalizzate solamente al riciclo, qui si sta parlando di riutilizzo, gerarchicamente più importante e virtuoso del riciclo.
Sia ben chiaro non ci stiamo inventando nulla e qualche produttore, come ad esempio la Peroni, già lo effettua questo tipo di vuoto a rendere, ma in quantità e modalità molto limitate. Questa sperimentazione punta a renderlo sistematico e poi estenderlo ad altre bevande. Per quanto riguarda il materiale dell’imballaggio, la legge non lo limita al vetro, ma essendo finalizzato al riutilizzo, attualmente solo il vetro è pronto a garantirlo.
Nulla vieta di implementare questo sistema del vuoto a rendere con altri tipologie dello stesso. Stiamo lavorando per questo.
IL RUOLO DEI COMUNI
Il vero difetto di questa legge è che il Governo non si è degnato di riconoscere alcun incentivo per invogliare gli esercenti ad aderire. L’esercente dovrebbe pagare dunque una cauzione, compilare dei moduli e trattenere i vuoti in attesa del distributore, senza nemmeno avere uno sconto TARI o di altro tipo. Cito lo sconto TARI perché, per Roma, dover gestire e ritirare una tonnellata in meno di vetro si risparmiano circa 80 euro. Perché non dividere questo risparmio con l’esercente e con il distributore, terminali di questo processo virtuoso?
Anche i distributori (e i produttori, ovvero tutti gli attori della filiera del vuoto a rendere), alleati in questa battaglia, chiedono un piccolo aiuto, come per esempio agevolazioni su orari ZTL oppure sconto TARI.
Nei giorni scorsi il portavoce Stefano Vignaroli ha incontrato la Peroni strappando un appoggio forse anche economico (un piccolo sconto sulle bottiglie all’esercente che aderisce). A breve incontrerà il Delegato Anci Energia e Rifiuti per chiedere a lui, come a voi alle amministrazioni a 5 stelle, una mano economica per non far fallire questa storica sperimentazione.
Per ora possiamo dire che il primo Comune d’Italia a premiare gli esercenti e i distributori, con uno sconto TARI, sarà il Comune di Pomezia. Lo sconto in TARI, deciso dalla giunta e dal sindaco Fucci, sarà addirittura del 30%. Basterebbe anche molto meno, per cominciare. Il sogno sarebbe addirittura creare un nostro logo “Vuoto a rendere – Amministrazioni a 5 stelle“. Basterà per affermare: “Il Governo non ci mette un euro, noi sì, perché crediamo nelle pratiche virtuose”.
La sperimentazione del vuoto a rendere durerà un anno. Dal 7 febbraio 2018 al 6 febbraio 2019. Occorre quindi fare in fretta, in quanto l’adesione alla sperimentazione sarà monitorata. Dunque, affinché sia un successo bisogna far sì che gli esercenti aderiscano fin da subito.
Il nostro impegno continuerà per far sì che la sperimentazione possa essere un successo!
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