La differenza è sempre lì. Fra chi lavora assieme ai cittadini per il bene dei territori e chi invece comanda e taglia corto, in nome di chissà quale interesse, e fa colare il cemento. Poco importa se dopo l’opera si rivela inutile e dannosa. Una storia vista e rivista lungo tutto lo Stivale. Questa volta tocca all’autostrada Roma-Latina.
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Assieme ad altri sei colleghi ho presentato un’interrogazione parlamentare al ministro dei Trasporti Graziano Delrio, ricordandoli come l’8 febbraio scorso la Commissione riserva naturale statale del litorale romano abbia espresso parere negativo, “obbligatorio e vincolante”, nell’area di sua competenza, relativamente al tracciato dell’autostrada, dall’A12-Fiume Tevere fino alla via Cristoforo Colombo. Non solo. Sulla stessa lunghezza d’onda erano i pareri dei Comuni di Roma, Ardea, Cori e Pomezia.
I cittadini, attraverso enti e associazioni locali, si sono espressi in maniera chiara ed univoca contro la realizzazione di quest’opera e nel farlo non si sono limitati al NO, ma hanno anche avanzato proposte assai meno impattanti sul territorio, più economiche e sicuramente di maggior interesse collettivo. Tali proposte riguardano infatti l’adeguamento in sicurezza della via Pontina da Roma a Terracina, la costruzione di una nuova rete di treno-tram denominata “M3”, e il potenziamento della rete ferroviaria attuale Roma-Latina, Nettuno-Campoleone e Ciampino-Velletri.
Abbiamo ricordato al ministro, anche se questo dovrebbe già saperlo, che il nuovo codice degli appalti rende obbligatoria la consultazione preventiva delle comunità interessate dalla realizzazione delle infrastrutture con un impatto rilevante sull’ambiente e sull’assetto del territorio e questo è quanto mai il caso della Roma-Latina. Dovessero arrivare le betoniere, dovesse arrivare la colata di cemento, l’impatto su siti d’interesse quali Castel di Decima e Castel Porziano (ecosistemi protetti) sarebbe devastante. Bisogna poi considerare come la realizzazione dell’opera provocherà per forza di cosa l’espropiazione di circa 46 aziende agricole.
Nonostante questo il ministero pare intenzionato a proseguire sulla sua linea, facendosi forte del fatto che l’intero iter relativo all’approvazione dell’opera fosse già stato assolto, prima che il nuovo Codice Appalti entrasse in vigore. Formalmente quindi il governo non è tenuto a tenere in considerazione il parere degli enti locali. Una lettura che però travalica il buon senso. Buon senso al quale ci appelliamo, nella speranza possano essere ascoltate le voci del territorio.