Di seguito il comunicato scritto a quattro mani con la portavoce in Regione Silvana Carcano, in merito ai fatti di Bruzzano.
Ancora una volta i rifiuti bruciano. Dopo gli incendi di Novate Milanese e Paderno Dugnano, ieri sera le fiamme hanno invaso lo stabilimento di smistamento di via Senigallia a Bruzzano. Nonostante il pronto intervento dei Vigili del Fuoco, la colonna di fumo nero alzatasi dal centro di raccolta rifiuti sta causando non pochi danni ai cittadini residenti, nelle zone limitrofe all’impianto.
Due sono i temi su cui lavorare: il principale riguarda indagare su chi c’è dietro a questi roghi di rifiuti, l’altro è quello ambientale.
Come Commissario Antimafia Silvana Carcano, di Paderno Dugnano dichiara: “Devo ricordare che il settore della gestione dei rifiuti è controllato dalle mafie. È scritto ancora una volta anche nell’ultimo Rapporto della DNA. Quindi ancora una volta la vera battaglia, la principale, è quella contro le mafie. Il resto è a cascata. La vera forza delle mafie sta fuori dalle mafie, sta anche nei silenzi o negli errori di chi dice che sono solo incidenti. Regione Lombardia ha autorizzato questo impianto e deve ora capire chi c’è dietro, ma, con amarezza, vedrete che nessun politico al governo toccherà il vero punto della questione, cioè, il comprendere i segnali mafiosi”.
“Spente le fiamme, occorre lavorare su tre direttrici” afferma Massimo De Rosa, deputato cormanese del Movimento Cinque Stelle e membro della commissione Ambiente: “Gli effetti di una presenza mafiosa diffusa sui nostri territori ha conseguenze tangibili, ora nell’immediato bisogna tutelare la popolazione, attraverso controlli veloci e un immediato monitoraggio degli agenti inquinanti, come le diossine, liberatesi nell’aria. In secondo luogo occorre indagare sulle cause dell’incendio. Negli ultimi mesi in Italia c’è stata una vera e propria escalationdi episodi di questo tipo. Diversi centri rifiuti sono già andati a fuoco, ora dobbiamo capire il perché ed eventualmente gli interessi che ci sono dietro. Infine occorre una riflessione sull’opportunità, dal punto di vista strategico, di posizionare questo tipo di impianti all’interno di zone abitate“. Prosegue De Rosa: “I cittadini avevano denunciato i rischi dovuti alla presenza dell’impianto, già dal 2013. Quando un analogo incendio aveva messo a repentaglio la salute degli abitanti della zona. Eppure, come sempre, l’amministrazione non ha ascoltato chi vive il territorio, con risultati oggi sotto gli occhi di tutti”.
I campionamenti da parte di Arpa, sono già cominciati. I dati non sono ancora disponibili ma, in base alle esperienze pregresse, dovrebbero essere rilevate, fra i vari agenti inquinanti, diossine, dovute alla presenza della plastica e delle componenti al cloro. Nel frattempo una palazzina adiacente all’impianto è stata sgomberata, mentre il centro estivo dell’Asilo nidodi via Senigallia ha comunicato che i bambini e le educatrici saranno ospitate all’interno del nido Merloni di via Merloni, 2. In quanto la struttura di via Senigallia è invasa da odori e non idonea ad ospitare le attività del centro.
Dopodiché dovrà essere concentrato sul post-incidente. I residui infatti dovranno essere allontanati al più presto, ma l’attesa dell’esito delle analisi e il fatto che col tempo il materiale bruciato potrebbe tramutarsi in rifiuto pericoloso, potrebbero dilatare i tempi di bonifica. “Se il materiale resta lì troppo a lungo, bisogna pensare di coprirlo al fine per ridurne le esalazioni e soprattutto evitare che il dilavamento, tramite piogge e temporali, porti gli inquinanti a filtrare all’interno dei fanghi prima, della fogna poi e infine all’interno del depuratore, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare” commenta De Rosa.