Dal comunicato della Commissione d’inchiesta sulle Ecomafie:
Oggi alle 16 ad attenderci al Centro Olii di Viggiano i lavoratori ENI e di altre aziende dell’indotto per i quali scatterà a breve la cassa integrazione a causa del sequestro delle due vasche e del pozzo di reiniezione Molina 2 da parte della Magistratura, che, a detta di ENI impone il fermo delle attività.
Però stamane il Questore Gualtieri in audizione ci ha detto testualmente che ENI avrebbe potuto continuare l’attività, sebbene in regime ridotto, poiché il sequestro è con facoltà di uso. Si poteva, quindi, volendo, NON procedere con la CASSA INTEGRAZIONE e NON INNESCARE la protesta (strumentale) dei lavoratori.
La Procura, qualche ora dopo, ha confermato quanto già detto dal Questore questa mattina: la cassa integrazione si poteva evitare; il sequestro è stato mirato proprio a NON determinare il blocco delle attività.
“Questo tipo di sequestro limitato avrebbe permesso ad ENI e anche a Tecnoparco di poter continuare le attività. Non abbiamo sequestrato il camino proprio perché quello sì, avrebbe comportato un blocco delle attività.” afferma il Sostituto Procuratore della Repubblica Pugliese.
Si può ipotizzare la buona fede di ENI nel processo? A detta dei Procuratori di Potenza NO. La buona fede è smentita, dicono, dalle intercettazioni.
Nel febbraio 2014, infatti, Eni che sa dell’inchiesta, fa campionamenti ed analisi in house, ma dalle intercettazioni si capisce che si preoccupa PRIMA di PRETRATTARE i reflui con carboni attivi (per purificarli dall’alta concentrazione di AMMINA) prima di inviarli al laboratorio accreditato di Trieste. Per l’imputazione di Disastro Ambientale secondo la 68/2015 si attendono ancora gli esiti dell”INDAGINE EPIDEMIOLOGICA
Staremo a vedere.
Nel frattempo, ci dicono, il processo per DISASTRO AMBIENTALE per l’ inceneritore la Fenice che vede agli arresti il Dott. Sigillito, è ancora in corso. Sigillito nel frattempo lavora indisturbato presso il Dipartimento Regionale all’Agricoltura alla Regione Basilicata!