E’ da quando ho cominciato ad interessarmi di politica, che vedo il principale partito della sinistra italiana di turno dividersi. E’ da quando ho incominciato ad interessarmi di politica, che sento parlare di un qualcuno che crea un soggetto più a sinistra di qualcosa. Ciclicamente. Ora pare finalmente che anche alle prossime elezioni, i cittadini che genuinamente credono negli ideali propri di un certo tipo di sinistra, avranno un soggetto in cui identificarsi e dal quale poi restare puntualmente delusi. A guidare questo nuovo, ennesimo, partito sarà Piero Grasso. Notizia accolta dalla stampa con tutti gli onori del caso.
Le cosa più sensata che ho letto nel merito, eccezion fatta per una battuta di Lercio che titolava più o meno così: “Cena fra amici degenera in un nuovo partito di sinistra“, è stata questa analisi di Piero Ricca su chi sia Piero Grasso. La ripropongo integralmente. Ognuno ne tragga le proprie conclusioni.
<<La più perfida definizione di Piero Grasso, presidente del Senato e leader in pectore dell’eventuale sinistra elettorale, la diede una volta Marcello Dell’Utri: “Me lo ricordo da ragazzo quando giocava a pallone nella Bacigalupo, non si sporcava mai, anche dal campo più sporco usciva sempre pulito”. Un’attitudine che gli è rimasta.
Da procuratore di Palermo, dopo un lungo e meritorio impegno in magistratura, Piero Grasso fu più che prudente nel condurre indagini sulla borghesia mafiosa. Divenne poi capo della procura nazionale antimafia, benvoluto dal governo Berlusconi, dopo che una legge contra personam aveva fatto fuori l’assai meno prudente Gian Carlo Caselli. Non disse una parola su quell’abuso, da cui ebbe la strada spianata, come se non lo riguardasse in alcun modo.
Glielo ricordai una volta a Milano, durante la presentazione di un suo libro. “Si approva una legge per impedire a Caselli di fare il procuratore nazionale antimafia, che di fatto consente a lei di diventarlo. Perché Berlusconi e i suoi temono Caselli ma non lei? Che idea si è fatta al riguardo?”. Rispose gelido: “Io sono stato nominato regolarmente a questo incarico. Se lei mi rimprovera perché non ho firmato un appello in favore di Caselli, mi prendo serenamente questo rimprovero e vado avanti”. Il campo da gioco era sporco di fango, ma il “ragazzo di sinistra” rimaneva con il vestito pulito. Tanto da rilasciare dichiarazioni piene di stima per le politiche del governo Berlusconi in materia di antimafia e qualche anno dopo farsi eleggere presidente del Senato come volto presentabile del Pd.
Più di recente – il carattere è il destino di un uomo – la storia si ripete. Grasso è contrario alla fiducia sulla legge elettorale e probabilmente anche alla legge elettorale. Ma non si dimette da presidente del Senato prima dell’arrivo della legge in Aula, come avrebbe fatto chi avesse voluto opporsi davvero all’arbitrio drammatizzando il conflitto. E come fece il presidente Giuseppe Paratore all’epoca della precedente legge truffa (1953). No, lui annuncia l’iscrizione al gruppo misto, lasciando il Pd, dopo l’approvazione della legge elettorale, rimanendo presidente del Senato, incarico che avrebbe dovuto già liberarlo da appartenenze di partito. Un bel gesto a basso costo, applaudito dagli antirenziani di sinistra in cerca d’autore. Il campo è pesante, le difficoltà sono tante, ma c’è pronto Piero Grasso con il suo vestito pulito>>.
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