La Camera ha ratificato l’accordo di Parigi sul clima ma in Italia, diversamente da altri Paesi Ue, non abbiamo ancora un piano d’azione, con le relative risorse economiche necessarie, per uscire dall’emergenza climatica e avviare subito una transizione energetica e nel settore dell’agricoltura, tra i principali comparti coinvolti nelle emissioni di gas serra, soprattutto a causa degli allevamenti intensivi che sono la prima causa di produzione di metano, ma che potrebbe contribuire al loro assorbimento, se convertita in sostenibile.
Martedì pomeriggio sono intervenuto in Aula sul tema. Ecco un estratto del mio intervento.
I cittadini, molti cittadini ormai, attivisti del MoVimento 5 Stelle, il MoVimento 5 Stelle stesso è ormai cosciente del fatto che la battaglia da combattere è quella per adattarsi e mitigare i cambiamenti climatici. Cambiamenti climatici che sappiamo ormai essere inevitabili: tutti gli studi ci dicono che ormai andiamo verso un danno che ci sarà sicuramente per il nostro pianeta, e che dobbiamo cercare di limitare. Arrivare così in ritardo a ratificare gli accordi di Parigi ci sembra quanto meno sospetto: il dubbio che ci viene è quanto interesse ha questo governo a parlare effettivamente e mettere in atto politiche che vadano verso la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Perché dobbiamo ricordare benissimo che, essendo la lotta ai cambiamenti climatici, e quindi mettere in campo strategie di mitigazione ed adattamento, il fulcro del nostro futuro, dobbiamo pensare che tutto il resto – il lavoro, la finanza, le banche –, tutti i discorsi che facciamo sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio, lo stop al consumo del suolo, sono tutte proposte che vanno viste in quest’ottica, che devono portare ad una profonda trasformazione della società: che non vuol dire trasformazione necessariamente delle abitudini, ma trasformazione del modo di pensare il nostro quotidiano.
E pensare che, fino a due anni fa, effettivamente anche all’interno del governo, c’erano delle voci dissenzienti, che sia nel governo che nella maggioranza negavano ancora i cambiamenti climatici, questi effetti. Probabilmente ci porta ad essere positivi oggi ed a ratificare finalmente questo Accordo, seppure con ritardo ed una fretta imposta dal fatto che siamo arrivati alla COP22, dopo un anno, senza aver ancora ratificato nulla.
Parliamo delle cose positive di questo Accordo: l’iniziare a valutare le diverse condizioni di partenza dei vari Paesi, e quindi mettere in campo delle strategie che consentano a tutti i Paesi di adattarsi e mettere in campo strategie che possano affrontare i cambiamenti climatici. Perché è una battaglia che o facciamo tutti insieme a livello globale, oppure non vedremo mai la luce. È importante perché nell’Accordo di Parigi finalmente si inseriscono temi come la sicurezza alimentare: si riconosce la priorità fondamentale della protezione della sicurezza alimentare in rapporto alla vulnerabilità dei sistemi produttivi agricoli. Si riconosce l’importanza della formazione e dell’informazione, sia verso i Paesi che sono in via di sviluppo, sia verso la popolazione, cosa molto cara al MoVimento 5 Stelle: dobbiamo informare la popolazione di quello che sta accadendo. C’è ancora pochissima informazione in Italia ! Probabilmente devo rilevare che ci perdiamo in mille problemi quotidiani, e non ci rendiamo conto che comunque tutto sarà condizionato da quello che avviene e che avverrà per colpa dell’innalzamento della temperatura e dei cambiamenti climatici.
A differenza del Protocollo di Kyoto, qui ci porremo noi degli obiettivi: abbiamo scelto degli obiettivi a livello comunitario, ma poi ogni Paese porrà degli obiettivi e saranno vincolanti, una volta comunicati.Crediamo che sia fondamentale però capire che è necessaria una modifica profonda dell’economia e del modello di sviluppo che stiamo portando avanti: senza questa modifica profonda, tutto quello che stiamo facendo rischiamo che resti una buona proposta sulla carta. Quest’anno a Marrakech dovremo stabilire i metodi con cui andare avanti: abbiamo deciso degli obiettivi, abbiamo deciso delle strategie, adesso dobbiamo trovare dei metodi.
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E qui arrivo a quello che succede in Italia: perché abbiamo delle paure, perché non dimentichiamo, a differenza di qualche personaggio fiorentino che ben conosciamo tutti, che mentre parlavamo di fermare cambiamenti climatici, mitigazione ed adattamento, abbiamo approvato leggi come lo «sblocca Italia», che porta a maggiore incenerimento, a trasferimento di rifiuti, alla costruzione di nuovi inceneritori, e porta a nuove trivellazioni. Abbiamo un Piano energetico nazionale che punta al raddoppio delle trivellazioni, il raddoppio dell’estrazione di idrocarburi – qualcosa che è fuori, completamente anacronistico rispetto alla storia ed al momento storico.
Abbiamo le dichiarazioni di Renzi e io ve ne riporto una giusto perché rimanga agli atti, quando Renzi disse che nel «Piano sblocca Italia» vi era un progetto molto serio sullo sblocco minerario. Renzi dice che è impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Sempre Renzi: io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o del South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale di petrolio e del gas in Italia e non lo si fa per paura delle reazioni di tre o quattro comitatini. Questa era la situazione un anno e mezzo fa. Adesso mi chiedo con che faccia andiamo a ratificare l’Accordo di Parigi se le idee sono ancora queste? Io spero che ci sia stato un cambiamento netto di rotta, perché altrimenti non possiamo concepire che le due cose rimangano in contemporanea all’interno della stessa maggioranza e dello stesso governo. Vi ricordo la vicenda Tempa Rossa, il Ministro Guidi che faceva accordi tramite il suo convivente con le multinazionali del petrolio. Insomma c’era un forte legame tra le lobby delle fossili e il Governo.
E poi non posso dimenticare gli ostacoli posti al settore delle rinnovabili, perché abbiamo le tariffe energetiche che, per esempio, attraverso la riforma degli incentivi, sono state rimodulate per premiare i grandi consumatori. Si è impedita a più riprese l’introduzione di sistemi di distribuzione chiusi e lo scambio sul posto, l’autoconsumo; o cambiamo direzione in tutte queste materie, altrimenti noi stiamo ratificando un Accordo di cui poi non metteremo in pratica nulla.
Passiamo all’adattamento. Abbiamo parlato per esempio di una legge che mi è cara, quella sullo stop al consumo di suolo. Sappiamo che il suolo è in grado di sequestrare CO2 e però la legge è stata talmente stravolta che consentirà un maggior consumo di suolo; quindi anche qui non si è voluto prendere una direzione netta. Non vedo aiuti e incentivi per «tetti verdi», verde urbano, recupero delle acque, invarianza idraulica. Sul dissesto idrogeologico, un problema tanto sentito nel nostro Paese, abbiamo avuto promesse di stanziamento nella scorsa legge di stabilità di 9 miliardi, se non erro, e alla fine si è visto che i reali nuovi stanziamenti sono stati solamente di 50 milioni allo stato dei fatti. Se noi vogliamo veramente investire qualcosa sul nostro Paese, puntare sul nostro Paese, e fare in modo che il nostro Paese possa reagire ai cambiamenti climatici, la strada c’è, c’è la possibilità di creare posti di lavoro, c’è la possibilità di riqualificare, c’è la possibilità di bonificare, c’è la possibilità di spingere le rinnovabili e puntare solamente sulle rinnovabili e avere un quadro chiaro di uscita dalle fossili. Concludo ribadendo il nostro parere comunque favorevole alla Ratifica che riteniamo un passo importantissimo. Però chiediamo che il governo si impegni, si impegni realmente, e l’abbiamo messo anche all’interno di un parere della Commissione ambiente, per una roadmap più impegnativa per le politiche di mitigazione e adattamento, per l’inserimento nella legge di bilancio di misure volte a raggiungere gli obiettivi fissati a livello internazionale. Chiediamo anche in maniera netta, chiara, inequivocabile, da parte del Ministero dell’ambiente e dello sviluppo economico, lo stralcio del piano energetico nazionale e la presentazione di un nuovo piano che vada nella direzione di quello che ci viene richiesto alla COP 21 e di quello che ci verrà richiesta alla COP 22.