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Direttiva uccelli, De Rosa e Verni (M5S): “I cittadini lombardi non paghino per la loro follia”

Direttiva uccelli, De Rosa e Verni (M5S): “I cittadini lombardi non paghino per la loro follia”

“L’assessore Rolfi, attraverso la direttiva uccelli, strizza l’occhio ai cacciatori. Ammiccamenti il cui costo rischia però di ricadere sulla testa dei cittadini lombardi” denunciano Massimo De Rosa e Simone Verni, portavoce del Movimento Cinque Stelle in Consiglio Regionale.

Attraverso quella che è stata ribattezzata “direttiva uccelli” l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, chiede in deroga alla normativa vigente di aprire la caccia a storni, fringuelli e peppole.

“Una richiesta già stroncata dal parere negativo di Ispra, in merito alla quale nel caso in cui non venisse fatto un passo indietro, l’Italia rischia di finire sotto sanzione da parte dell’Unione Europea” fanno notare i portavoce pentastellati, che insistono: “In altre parole a tutti i cittadini lombardi toccherebbe pagare il conto della loro follia”.

L’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (Ispra) ha di fatto stroncato la proposta dell’assessore evidenziando come le modifiche proposte non solo confliggano con la normativa comunitaria – Fringuello e Peppola sono specie per le quali non è consentita la pratica venatoria all’interno dell’UE – ma mettano anche a rischio di sopravvivenza specie, quali il Tordo sassello, la cui popolazione è in decremento a livello mondiale. Il parere fornito da Ispra sottolinea infine come il mantenimento delle tradizioni, non sia condizione sufficiente per poter esprimere parere favorevole all’abbattimento e alla cattura di decine di migliaia di uccelli.

“Sia chiaro” insistono De Rosa e Verni: “Qui non si tratta della solita diatriba fra cacciatori e ambientalisti. Qui si tratta di aggirare una normativa esistente, minacciare una specie e contemporaneamente mettere a rischio di sanzione da parte dell’Unione Europea tutti i cittadini lombardi”. Su questo aspetto infatti la Commissione europea si è difatti espressa già in diverse occasioni. Se l’Italia decidesse di agire comunque in deroga ai principi già affermati, la Commissione presenterebbe ricorso dinanzi alla Corte Europea, proponendo l’imposizione di sanzioni pecuniarie contro l’Italia.

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