Elettrosensibilità. Una parola che ancora dice poco ai più, ma con il significato della quale dovremmo presto fare i conti. Negli ultimi decenni sempre più persone riportano sintomi correlati ad esposizioni elettromagnetiche. Disturbi che vengono definiti clinicamente come sintomi di elettrosensibilità. I più comuni sono mal di testa, eruzioni cutanee, difficoltà di concentrazione, insonnia, acufeni e difficoltà digestive.
Di recente due studi scientifici europei, uno italiano (De Luca, 2015) e uno francese (Belpomme, 2016), hanno dimostrato un aumento dello stress ossidativo nei pazienti elettrosensibili e una prevalenza di alcuni polimorfismi genetici, che potrebbero suggerire una predisposizione genetica a questa patologia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha alcuna posizione in merito all’Elettrosensibilità. Nel 2004 l’OMS ha organizzato a Praga un convegno su questa patologia, pubblicando a riguardo un rapporto dedicato nel 2005. Secondo tale rapporto sempre più persone riportano un’ampia gamma di sintomi dopo un’esposizione a campi elettromagnetici, ma è difficile dimostrare clinicamente che livelli al di sotto degli standard internazionali di sicurezza possano causare dei sintomi. Pertanto il rapporto rispecchia solo le posizioni dei partecipanti, senza essere stato convalidato della OMS.
Negli Stati Uniti la legge Americans with Disability Act, che ha elaborato protocolli per fornire ai malati abitazioni e luoghi di lavoro sicuri, riconosce l’elettrosensibilità come forma di invalidità. Anche in Europa, nel maggio 2011, il Consiglio d’Europa ha approvato la Risoluzione 1815 raccomandando ai paesi membri di prevedere la creazione di zone prive di radiazioni per proteggere gli le persone affette da elettrosensibilità.
In Italia molte persone di ogni età, sesso e classe sociale, si trovano ad affrontare l’elettrosensibilità senza sostegno: alcune perdono il lavoro, altre devono trasferirsi in zone scarsamente abitate per sfuggire alle radiazioni dei ripetitori dei cellulari e del Wi-Fi dei vicini, alcune dormono in auto. Il prossimo lunedì 13 marzo parteciperò ad un convegno organizzato da AMICA (Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e Ambientale) interamente dedicato alla Elettrosensibilità. Al convegno parteciperà il Prof. Martin Pall, professore emerito della Washington State University il quale, dopo essersi occupato con successo per anni della Sensibilità Chimica Multipla, della Sindrome da Fatica Cronica e della Fibromialgia, negli ultimi due anni si è concentrato proprio sulla Elettrosensibilità, pubblicando una ricerca innovativa che spiega tale condizione con un’alterazione dei canali di calcio a livello cellulare. Trovate tutti i dettagli per partecipare al convegno CLICCANDO QUI.
Tornando alla situazione in Italia gli attuali standard di sicurezza di pari a 61 V/m proteggono solo dagli effetti termici dei campi elettromagnetici (il riscaldamento). Decine di appelli di scienziati indipendenti propongono di adottare il limite cautelativo di 0,6 V/m perché necessario a proteggere dagli effetti non termici dei campi elettromagnetici. Per questo motivo abbiamo depositato un’interrogazione parlamentare alla Camera dei Deputati, all’interno della quale chiediamo al governo quali azioni di monitoraggio, gestione e prevenzione della elettrosensibilità abbia intrapreso o intenda intraprendere. Più in generale esiste un progetto generale per ridurre l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici?