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Gli altri investono in piani a lungo termine, in Italia non riusciamo a guardare oltre la legislatura

Gli altri investono in piani a lungo termine, in Italia non riusciamo a guardare oltre la legislatura

Marrakech 16 Novembre – Il programma della Conferenza Mondiale sul Clima, Cop 22, prosegue nel rispetto degli impegni sottoscritti lo scorso anno a Parigi. Anche i dubbi ed i timori legati ai possibili tentennamenti della nuova amministrazione Trump, in merito alla posizione degli Stati Uniti, vengono giorno dopo giorno allontanati dalle dichiarazioni dei delegati dei vari Stati partecipanti. Oggi hanno detto la loro Cina, Germania e Polonia. Dichiarazioni proseguite nel solco delle parole rilasciate ieri dal segretario di Stato USA uscente John Kerry: “La maggioranza degli americani sa che i cambiamenti climatici sono reali e vuole mantenere gli impegni presi con il Pianeta. Sono ottimista per i mercati, per gli impegni che il mondo del business ha assunto e che costringeranno i politici a raggiungere gli obiettivi – ha aggiunto Kerry -. Investire in energia pulita è una scelta di senso economico. Nessuna nazione potrà fare meglio, se resta fuori”. Analisi con la quale sembrano essere tutti d’accordo.

de-rosa-cop-22A cominciare dal ministro dell’Ambiente tedesco, il cui intervento ha ricalcato le parole pronunciate ieri dal presidente francese François Hollande, ricordando a tutti, Stati Uniti in primis, come gli accordi sottoscritti a Parigi rappresentino un cambiamento ormai irreversibile. Barbara Hendricks ha aperto alla possibilità di partenariato fra Stati e imprese private, aprendo così la strada ad una possibile soluzione per aumentare le risorse a disposizione dei singoli Stati. La Germania investirà dai due ai quattro miliardi di euro nei prossimi anni. Numeri che sottolineano un aspetto importante. Sebbene l’Italia sia più avanti dal punto di vista dell’utilizzo di fonti rinnovabili rispetto anche alla stessa Germania, qui da noi manca un piano strutturale, una programmazione capace di guardare oltre gli interessi della singola legislatura.

È stata poi la volta  del delegato cinese Zhenhua Xie, il quale ha definito gli accordi di Parigi una pietra miliare, sottolineando come, chi vuole intendere intenda: “La transazione verso l’energia rinnovabile sia ormai tendenza globale”. Tradotto? I tentennamenti del presidente Trump al più possono rallentare, gli stessi Stati Uniti, ma il cambiamento è già stato messo in moto e, vivendo tutti sullo stesso pianeta, non può essere fermato. L’impegno cinese si traduce in una riduzioni delle emissioni di CO2 pari al 18% , per ogni unità di P.I.L., entro il 2020. La Cina, che in questo contesto è ancora inserito come paese in via di sviluppo, ha ricordato la necessità di un trasferimento di conoscenze fra i Paesi che hanno accumulato un know-how più avanzato e quelli invece alle prime armi.

Fra gli altri interventi, discreta attesa per ascoltare le parole del delegato polacco.  Durante Cop 19 le resistenze della Polonia, paese la cui economia in crescita è fortemente trainata dal carbone, avevano rischiato di far saltare gli schemi europei. Le parole di Jan Szyszko, ministro dell’Ambiente polacco, hanno destato anche oggi qualche preoccupazione. La Polonia ha infatti chiesto di poter investire sulla cattura delle emissioni di CO2, spingendo sull’agricoltura e sulla riforestazione, piuttosto che attuare misure volte a ridurre le emissioni. Una linea sicuramente valida, ma ormai purtroppo insufficiente nel contrastare l’aumento delle temperature su scala globale.

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