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Il consumo di suolo in Italia e la proposta di legge del M5S

Il consumo di suolo in Italia e la proposta di legge del M5S

Secondo quanto emerge dal nuovo Rapporto ISPRA sul consumo di suolo in Italia, presentato a Roma, ogni secondo in Italia vengono consumati 8 mq di suolo. Solo negli ultimi 3 anni, è stata impermeabilizzata un’area pari alla somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo. L’incessante processo di impermeabilizzazione del suolo provoca un consistente aumento delle emissioni inquinanti: dal 2009 al 2012 il consumo di suolo ha causato il rilascio in atmosfera di 21 milioni di tonnellate di CO2 pari alle emissioni rilasciate da 4 milioni di nuove utilitarie sulle nostre strade con una percorrenza di 15.000 km all’anno. Come ricorda il rapporto,  la Lombardia detiene il primato negativo con oltre il 10% di copertura artificiale. Su base comunale poi, tra le città più cementificate d’Italia troviamo Milano (61,7%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4) e Brescia (44,5).

Di fronte a questi dati, e a numerosi studi internazionali, che ci mostrano come il consumo di suolo comporti conseguenze importanti sui cambiamenti climatici e che sia causa dell’aumento di frane e alluvioni che sempre più spesso interessano la nostra Penisola, il Movimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge senza compromessi per lo stop al consumo di suolo e per la tutela del paesaggio.

La nostra proposta di legge stabilisce i princìpi fondamentali per la tutela del paesaggio, per il razionale sfruttamento del suolo nonché per la conservazione e la valorizzazione dei terreni agricoli, al fine di promuovere l’attività agricola e forestale, di prevenire il dissesto idrogeologico del territorio e di promuovere un rapporto equilibrato tra sviluppo delle aree urbanizzate e delle aree rurali mediante il contenimento del consumo di suolo libero.

Perché questa norma generale possa funzionare efficacemente, è necessario che venga definito in maniera univoca il perimetro del territorio agricolo e naturale. La proposta di legge compie in questo modo un fondamentale passaggio culturale, indispensabile se si vuole dare solennità al tema della salvaguardia del paesaggio agricolo. È infatti noto che esso, pur presentando diffuse compromissioni causate dall’abusivismo e in generale da una carente azione di governo del territorio da parte delle amministrazioni comunali, rappresenta una parte fondamentale del paesaggio italiano e un fondamentale elemento identitario della cultura del nostro Paese.

Oggi, di fronte al concreto rischio della scomparsa di importanti porzioni di territorio agricolo, ci siamo assunti la responsabilità di ampliare le categorie dei beni paesaggistici vincolati includendovi anche le aree agricole, nella convinzione che la tutela sia lo strumento fondamentale per ricostruire l’unitarietà del paesaggio e nel contempo il ruolo del governo pubblico del territorio, previsto dalla Costituzione e troppe volte messo in discussione negli ultimi decenni.

Oltre a questo la proposta di legge 1909, a mia prima firma, risolve una questione di grande delicatezza giuridica, quella dei diritti edificatori.  La motivazione che sta alla base della cancellazione delle previsioni edificatorie contenute nei piani urbanistici è che non si può continuare a inflazionare la costruzione di immobili residenziali, se non vogliamo mettere a repentaglio i valori immobiliari ancora esistenti, ancorché fortemente decurtati rispetto a cinque anni fa.

Inoltre, si affronta un tema decisivo: i ricavi ottenuti con i proventi dei titoli abilitativi in materia edilizia potevano essere utilizzati non soltanto per la realizzazione di opere di urbanizzazione ma anche per il finanziamento della spesa corrente. Tale provvedimento legislativo è stato una delle cause della cementificazione del nostro Paese e dev’essere sollecitamente abrogato. Anzi, questo divieto opposto alla pratica della scorciatoia e della deroga fa parte di un più generale disegno di ripristino della legalità, di cui si sente fortemente l’esigenza.

Si risponde, infine, all’esigenza di ricognizione sistematica dello stato del patrimonio edilizio pubblico inutilizzato e dei contratti di locazione stipulati dalle pubbliche amministrazioni, che sono causa di grande aggravio di spesa per lo Stato.

Con questa proposta di legge ci proponiamo di salvare il paesaggio italiano da un’ulteriore fase di devastazione urbanistica e di contribuire alla ripresa economica nazionale utilizzando in modo intelligente il grande patrimonio immobiliare pubblico. Soltanto così si potrà aprire una nuova prospettiva per l’Italia e per le sue giovani generazioni.

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