Moratti non vuole chiarire chi ha affidato la campagna ad Aria. In Regione non sappiamo chi decide mentre i lombardi attendono ancora in coda il vaccino.
L’Assessore regionale al Welfare Letizia Moratti ha risposto a un’interrogazione del M5S Lombardia che chiedeva di specificare chi, tra coloro che assumono decisione in Lombardia, ha scelto a febbraio di proseguire la campagna vaccinale con Aria, nonostante la piattaforma non fosse pronta, e rifiutato la proposta di piattaforma sottoposta dall’azienda Poste.
L’assessore Moratti sostiene che l’unità di crisi ha assunto la decisione di affidare ad Aria la campagna, mentre la politica, con il comitato guida ed esecutivo, non ha scelto nulla.
Ancora oggi insomma non è dato sapere chi prende decisioni nelle nostra regione.
Mi sembra oltre che assurdo assolutamente paradossale: evidentemente il comitato guida del piano vaccinale, che fa capo all’assessore Moratti, al presidente Fontana e al commissario Bertolaso, non serve a nulla e va chiuso nell’immediato. Dal momento che le decisioni dalle quali dipende la vita di migliaia di cittadini vengono prese da non meglio specificate unità di crisi, mentre la politica resta nell’angolo a guardare.
Il punto è che i vertici regionali hanno perso un mese, da gennaio a febbraio, prima di contattare Poste. Dopodiché in tre giorni hanno valutato quel sistema inadatto scegliendo di puntare sul loro portale ARIA.
Ancora oggi non sappiamo chi e perché ha preso questa decisione: Moratti, Bertolaso o Fontana?
Ricordo che i lombardi stanno ancora pagando, tra code, disservizi e ritardi, la decisione scellerata di affidare a Aria la campagna. Come mai sono saltate teste in Aria mentre chi, in ambito politico, ha deciso di procedere con Aria, è ancora al suo posto?
A queste domande L’Assessore regionale al Welfare Letizia Moratti non ha risposto.
Limitandosi a sostenere che le decisioni siano state prese nell’ambito dell’unità di crisi e che Poste Italiane ha comunicato, in data 7 febbraio, a tre giorni dal primo incontro tecnico e a un mese dalla raccomandata con cui comunicava a Regione Lombardia la propria disponibilità, di non poter adattare in tempi brevi il proprio sistema ai desiderata di Regione Lombardia.