Camminando per i corridoi di Cop22 è evidente il fermento sia da parte dei Paesi in via di sviluppo sia della società civile. Un sentimento imputabile all’importanza delle tematiche trattate e al perseguimento di fini e obiettivi superiori, ma anche sicuramente alla ricerca di una qualità di vita migliore.
È evidente quindi come la lotta ai cambiamenti climatici, porti con sé la questione legata alla cooperazione internazionale. Tutti i Paesi industrializzati, da qui ai prossimi anni, dovranno investire diversi miliardi in progetti di cooperazione bilaterale con economie meno avanzate o in via di sviluppo. Un lavoro da portare avanti lungo due direttrici: mitigazione e adattamento. La prima riguarderà in prevalenza le economie più avanzate che con la loro industria contribuiscono in maggior parte alle emissioni di gas serra. La seconda riguarderà soprattutto i Paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di azioni concrete immediate per affrontare problemi legati a carenza di cibo e siccità, adattandosi al clima che si modifica, ma allo stesso tempo avviando uno sviluppo sostenibile e in linea con gli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici.
Servono azioni mirate sia in termini di infrastrutture, che in termini di know-how. In questi giorni mi hanno raccontato un esempio, che più di molte altre parole descrive quello che intendo. Su di una piccola isola africana, parco nazionale, viene trovato il petrolio. Le trivelle stanno per cominciare a scandagliare il terreno, quando una piccola associazione italiana si reca sul posto e riesce a valorizzare una produzione di cacao, seppure limitata nei numeri, di grandissima qualità. La foresta è salva, l’ambiente tutelato e alla popolazione locale viene insegnata una filiera produttiva attraverso la quale vivere in maniera sostenibile delle proprie risorse e commercializzarle in tutto il mondo. Esattamente laddove sarebbero rimaste solo trivelle, oggi c’è una piccola filiera produttiva e una popolazione che vive in sintonia con la natura.
Per questo motivo la cooperazione è fondamentale, sia in termini di investimenti e risorse, che soprattutto in termini di conoscenza. L’obiettivo di riuscire ad avviare economie locali sostenibili, rappresenta la strada attraverso la quale migliorare la qualità di vita innanzitutto delle persone e, non secondariamente, del Pianeta. Ovviamente questo comporterebbe anche una risposta importante per ciò che concerne i flussi migratori, nessuno vorrebbe lasciare la propria terra se potesse vivere della stessa, e in parte anche le questioni legate al terrorismo. Quando ho uno scopo nella mia vita, che può essere il mio lavoro, la mia filiera da portare avanti, sarà sicuramente più difficile per me cedere alla tentazione di salire sul furgone di Boko Haram.
Come M5S siamo da sempre favorevoli a politiche di sviluppo per ciò che concerne i meccanismi di cooperazione. Dobbiamo riconoscere come lo Stato Italiano sia sempre stato attento a queste tematiche. Certo siamo anche all’interno delle Istituzioni per vigilare su dove vadano e come vengano utilizzati i fondi. Come sempre, quando le idee sono valide il M5S non si tira indietro.