LA ZONA ROSSA

LA ZONA ROSSA

Le nuove misure del Consiglio dei Ministri, rese necessarie per proteggere la salute di noi cittadini, hanno esteso la zona rossa anche alla Regione Lombardia e ad alcune altre provincie del nostro Paese.

È il momento di essere responsabili. Responsabili ognuno della salute degli altri. Senza paura né allarmismi, ma con la serietà che la situazione ci impone. Parlando con tanti cittadini, del mio comune Cormano, della mia Regione la Lombardia, mi rendo conto di come la maggior parte di loro abbia capito e sia consapevole della necessità degli sforzi richiesti da un momento impegnativo come questo.

Ci sono però molte altre persone che ancora oggi sottovalutano il problema. La sindrome del “tanto non capiterà a me” è un modo comprensibile di reagire alla paura, ma che purtroppo in questo momento espone tutti a noi a un rischio inutile. È un atteggiamento dannoso tanto quanto l’iper allarmismo, il panico e l’assalto ai forni. Vedere le immagini di quelle persone che, questa notte, affollavano le stazioni è stato sconfortante. Purtroppo in tanti non hanno capito. Se però da un lato la paura è, seppur un errore, un sentimento umano, l’egoismo di mettere sé stessi prima dell’interesse collettivo e della salute dei propri familiari è un qualcosa che con l’umanità, nel senso più nobile del termine, non ha nulla a che fare.

Stiamo, e sto nel mio piccolo, cercando di prendere ogni decisione al fine di affrontare questa situazione con la maggior trasparenza informativa possibile. I cittadini devono sapere. Il nostro Paese, a differenza di altri che fino a pochi giorni fa negavano irresponsabilmente sul numero dei contagi, ha scelto di coinvolgere tutti noi cittadini fin dal primo momento. Una scelta di totale trasparenza che ben evidenzia la grande fiducia che il nostro governo ha in tutti noi. Una fiducia che abbiamo tutti il dovere di ricambiare. Al di là delle idee, aldilà del proprio colore politico. Perciò informatevi e leggete più che potete, ma fatelo solo attraverso le fonte ufficiali. Non cedete ai trucchi proposti da chissà quale catena o vocale arrivato su what’s App, silenziate gli ululati di tutti quelli sciacalli che in questi giorni tentano miserabilmente di attrarre su di sé consenso straparlando, sbrodolando offese contro il proprio Paese e cavalcando l’onda della paura.

Abbiamo il dovere di proteggerci l’uno con l’altro.

Occorre seguire quelle che sono le disposizioni del ministero della Sanità. Stiamo a casa il più possibile, usciamo solo per stringenti necessità, evitiamo i luoghi affollati, non stringiamoci la mano, starnutiamo o tossiamo nel fazzoletto di carta e poi buttiamolo nel cestino, laviamoci spesso e bene le mani. Se accusiamo un po’ di febbre e raffreddore stiamo a casa e, se non peggiora, aspettiamo che passi senza sovraccaricare di lavoro chi in questi giorni sta già compiendo uno sforzo fuori dal comune.

Teniamo sempre bene a mente: due sono i principali rischi di questo momento.

Il primo è il sovraccarico delle strutture sanitarie. Di non avere un’immediata risposta dal sistema sanitario stressato all’inverosimile. Per questo abbiamo il dovere di prendere tutte le precauzioni in nostro potere per evitare di ammalarci e inconsapevolmente contagiare qualcun altro. Per questo abbiamo il dovere di rivolgerci ai medici solo se lo riteniamo strettamente necessario. In tal caso occorre farlo attraverso i numeri indicati da Regione Lombardia. Non recatevi in Pronto Soccorso, se non in caso di grave urgenza. Superfluo aprire polemiche, ma quando tutto questo sarà superato occorrerà  imporre a chi governa la Lombardia, e decide gli investimenti in materia di Sanità, una riflessione riguardo allo sforzo eroico messo in campo da medici e operatori del SSN. Uno sforzo che abbiamo il dovere di non dimenticare. Smettendo di tagliare loro i fondi a favore del privato, come deciso negli ultimi vent’anni in Lombardia.

Il secondo pericolo riguarda i nostri genitori, i nostri nonni.

Personalmente provo grande fastidio ogni volta che dopo la notizia di un decesso, viene sottolineata l’età avanzata. Come se questo potesse in qualche modo lenire il dolore di chi ha perso un padre o una madre. È vero il coronavirus ha prognosi infausta soprattutto sugli individui di età avanzata, dalle condizioni fisiche già compromesse. Questo però non vuol dire che gli anziani siano sacrificabili. Vuol dire al contrario che spetta a noi avere ancora maggiore attenzione nei loro confronti. Spetta a noi non solo perché loro sono i soggetti più a rischio, ma perché loro sono i più coraggiosi. Un nonno non rifiuterà mai di ospitare un nipote, un genitore non metterà mai alla porta un figlio, anche se magari in questi ultimi giorni tossisce un po’ più del solito. Per questo la responsabilità è nostra. Per questo tocca a noi proteggerli, anche se questo può voler dire rinunciare a vedersi per un po’, soprattutto se la nostra vita quotidiana ci costringe a lavorare in luoghi in cui siamo a contatto con molte persone o in zone considerate a rischio.

Non racconto storie. La situazione è seria e impegnativa.

Così come credo che il nostro Paese sia guidato da persone serie e impegnate. Così come credo che i cittadini italiani siano persone serie e impegnate. Per questo non ho dubbi. Insieme ce la faremo e la prossima estate ripenseremo a tutto questo, come a un qualcosa che abbiamo avuto la capacità di lasciarci alle spalle.

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