Ecco l’“eccellenza” lombarda di Fontana: questo non è altro che il risultato del disinteresse che la maggioranza di centrodestra negli anni ha manifestato rispetto ai rischi e alle minacce di ecomafie sempre più diffuse e incondizionate. Un primato molto preoccupante, che richiede alle amministrazioni locali, alla politica e alla società civile il massimo impegno per vigilare e prevenire la diffusione di questo tipo di condotte illecite di stampo mafioso, che martoriano l’ambiente spesso con il traffico e lo smaltimento illegale di rifiuti.
È notizia di oggi il primato della Lombardia per numero di reati contro l’ambiente tra le regioni del Nord, secondo la classifica stilata dal dossier Ecomafia 2022 di Legambiente presentato questa mattina a Roma. Il rapporto mette in luce come la Lombardia sia la quarta regione, insieme al Lazio, per inchieste di corruzione finalizzata a perpetrare illeciti ambientali, dimostrando come il territorio lombardo sia un crocevia di interessi e opportunità per chi vuole fare affari speculando sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.
Le notizie delle ultime settimane sulle indagini e le operazioni avviate contro le locali di ‘ndrangheta a Rho, Pioltello e Brescia testimoniano ancora una volta la presenza e il consolidato radicamento della malavita organizzata nel tessuto socio-economico della nostra Regione. Sarà fondamentale continuare a tenere sempre alta la guardia, soprattutto in vista delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026, un’occasione indubbiamente allettante per associazioni criminose su cui mettere le mani per malaffari e infiltrazioni ai danni dei nostri territori.
Quello degli ecocrimini, i reati contro l’ambiente, è un tema a cui sono particolarmente legato. Durante il mio mandato in Parlamento, insieme all’allora collega Salvatore Micillo, avevamo redatto il dispositivo normativo in materia di ecoreati. È stata una delle più grandi vittorie del Movimento 5 Stelle in Parlamento. Se in Italia oggi vale il principio di “chi inquina paga”, se sono stati introdotti concetti come ravvedimento operoso e reato di omessa bonifica, oltre che la pena fino a 20 anni di carcere per chi commette reati ambientali, il merito è proprio di quella normativa.