Expo chiude con un bilancio in rosso di circa 450 milioni di euro. È questo il dato che emerge dall’analisi pubblicata dal Fatto Quotidiano, all’interno dell’articolo: “La manovra del governo per occultare il buco di Expo” firmato da Marco Palombi.
Citando l’articolo: “La gestione dell’evento costa 840 milioni secondo Expo Spa, ma il conto sale a 960 milioni se, come segnala la Corte dei Conti, vengono classificate alcune poste di bilancio. Nel business plan iniziale i ricavi da biglietti valevano 530 milioni (24 milioni di ticket a un prezzo medio di 22 euro). Sala dopo i primi mesi un po’ negativi, ci ha ripensato: 380 milioni (19 euro medi per 20 milioni di bligietti). Ora ci dicono che gli ingressi ad Expo sono stati 21,5 milioni circa (…) Secondo le fonti del Fatto l’incasso si aggira sui 200 milioni con un prezzo medio attorno ai 10 euro (…) Ammettendo che gli altri ricavi siano davvero 300 milioni circa, come da previsioni, il conto è questo: mezzo miliardo di ricavi per almeno 960 milioni di costi”.
Ammesso e non concesso che Arexpo riesca a vendere i terreni per 300 milioni, la prima asta con un valore fissato a 315 è andata deserta, la manifestazione chiuderebbe quindi con uno sbilancio di 960-500=460 milioni di rosso. Chi e come chiuderà il buco? Domande e numeri sui quali sarebbe quantomeno interessante ottenere un corretto confronto all’interno delle istituzioni, ma sui quali il governo tace. Certo perché l’Expo deve essere un successo, Renzi il salvatore della Patria e Giuseppe Sala lanciato verso la corsa alla poltrona di sindaco di Milano.
Intanto il presidente del Consiglio plaude pubblicamente il lavoro dei magistrati: “Voglio ringraziare i magistrati di Milano per il rispetto rigoroso della legge, ma anche del sistema istituzionale”, un pubblico abbraccio, che lascia correre i pensieri verso scenari ai quali non vogliamo credere. Ovvero verso un refrain che gira da mesi fra i corridoi dei Palazzi di giustizia milanesi e che allude all’esistenza di una moratoria tacita fra magistratura e procura milanese, per permettere ad Expo di svolgersi al riparo di retate e avvisi di garanzia. Le cronache, dall’inizio dell’esposizione, non riportano più notizie di indagini e le retate che avevano contraddistinto il 2014, non hanno avuto seguito.
Il procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, nella conferenza stampa d’addio (fra tre giorni andrà in pensione) ha smentito categoricamente le indiscrezioni dei media, affermando che l’unico riguardo usato è stato nella celerità con cui le indagini sono state portate avanti, di modo da non bloccare i lavori. Solo il tempo, questione di settimane, saprà dirci come stanno veramente le cose.