L’ambiente è finalmente sbarcato in prima serata su Rai 3 con “Scalamercalli”, programma condotto dal climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli. Il meritorio intento di squarciare il velo di indifferenza che molti media, sospesi tra colpa e dolo, ovvero tra l’assoluta ignoranza dell’argomento e la tradizionale sudditanza al potere economico e politico, hanno riservato ai temi ambientali, ha suscitato le reazioni anacronistiche di soloni rimasti intrappolati nel secolo scorso. E’ questo il caso dell’articolo di Aldo Grasso apparso sul Corriere della Sera di lunedì 16 marzo.
Sebbene la centralità e l’importanza della lotta ai cambiamenti climatici sia stata riconosciuta e perfino urlata nei ripetuti appelli di Barack Obama, di Papa Bergoglio e di Ban Ki-moon, e sebbene esista una letteratura scientifica sterminata a riguardo, il gaudente giornalismo nostrano non perde occasione per dare sfoggio della propria insostenibile leggerezza nei giudizi, derubricando “Scalamercalli”, primo vero tentativo di divulgazione scientifica sul climate change, a programma catastrofista e apostrofando il suo autore/conduttore Mercalli quaale “profeta di sventure”.
La qualità degli argomenti usati nella “recensione” ricorda vagamente quel tipico timore fideistico dell’ignorante nei confronti della Scienza. Ciò che non si conosce spaventa. Ciò che spaventa si denigra. Il fatto è che la deontologia del giornalista dovrebbe presupporre un lavoro di ricerca e approfondimento per conseguire un’assoluta padronanza degli argomenti che si trattano. Ma fin qui si tratta di colpa. L’ipotesi di dolo subentra quando si nota che i cosiddetti “poteri forti”, che da sempre hanno nel Corriere il proprio megafono, sono anche i maggiori azionisti dei gruppi industriali che operano nel campo delle energie non rinnovabili di origine fossile, tra i principali responsabili delle emissioni climalteranti.
Stucchevoli negazionismi a parte, sta di fatto che le prime drammatiche conseguenze di un modello di sviluppo predatorio nei confronti delle risorse del Pianeta sono già ben visibili nell’aumento dei fenomeni meteorologici estremi, nei fenomeni di desertificazione, nello scioglimento dei ghiacciai, etc. Affrontare le conseguenze e i rischi dei cambiamenti climatici in atto rappresenta la più importante sfida politica, economica e culturale dei prossimi decenni. Mentre la scienza sta facendo la sua parte, la politica italiana propone come modello di sviluppo lo “Sblocca Italia”, riportandoci indietro in un sol colpo di cinquant’anni, mentre altrove si investe in ricerca e sviluppo per nuove tecnologie e si creano appositi dicasteri per la lotta ai cambiamenti climatici (E’ il caso del governo inglese).
E l’informazione che fa? L’informazione, come gran parte della politica, sconta un’arretratezza culturale imbarazzante che accompagna il pubblico verso un rassicurante viaggio verso il baratro. Grasso, però, non coglie due elementi sostanziali. La prima è che Mercalli generalmente porta esempi positivi di cambiamento, di cui per fortuna è pieno il mondo. La seconda è che l’unico ad avere un approccio ideologico è proprio lui, radical chic che vuole cambiare il mondo dalla sua comoda poltrona, guardando (il pur ottimo) Quark per altri 40 anni, e illudendosi che la soluzione ai serissimi problemi ambientali si trovi semplicemente dicendo alle persone che va tutto bene e che le cose possono solo migliorare.
Le misure di carattere normativo purtroppo non bastano ad arginare un fenomeno che per molti versi è già inarrestabile. Un’opinione pubblica informata rappresenta uno dei fattori più importanti per il successo dell’attuazione della strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (forse Grasso non è a conoscenza del documento elaborato dal nostro ministero dell’ambiente).
O forse una certa intellighenzia crepuscolare e pressappochista preferisce davvero che si continui a festeggiare mentre la nave affonda. E allora perché no, godiamoci la decadente e rassicurante canea dei Salvini, Picierno e Santanchè. La realtà può aspettare.