Il governo Gentiloni ha infilato nella “Manovrina” una norma per agevolare la cementificazione e la speculazione edilizia. E’ gravissima l’introduzione di una deroga ad una legge alla già contestata legge sugli stadi, che escludeva, nella costruzione di nuovi impianti sportivi, la possibilità di realizzare nuovi complessi di edilizia residenziale.
Le modifiche apportate alla norma sono a dir poco scandalose, sotto diversi punti di vista. Innanzitutto l’edilizia residenziale entra a pieno titolo tra le opere che si possono proporre a corollario di un progetto di costruzione di uno stadio, quindi addio ai già dubbi edifici funzionali a mantenere in piedi il progetto stadio (come centri commerciali, direzionali e uffici) e via libera a nuovi quartieri, palazzi e cemento. In pratica lo stadio potrebbe facilmente diventare “accessorio” rispetto all’operazione immobiliare derivante dalla costruzione di edilizia residenziale.
Un altro aspetto è che viene completamente svuotato il ruolo dei Comuni, visto che sarà sufficiente un’approvazione del progetto in conferenza dei servizi per modificare la programmazione urbanistica comunale. Ciò significa che non sarà più l’amministrazione comunale a dirigere i giochi ma che la conferenza di servizi, con il solo assenso della Regione, potrà fare una variante al piano regolatore comunale e poi sottoporre al comune la ratifica di un semplice verbale. Il compito prettamente comunale di pianificare il territorio in base alle esigenze dei cittadini residenti viene scippato da enti di livello superiore confermando la visione piddina di una centralizzazione delle decisioni senza coinvolgere i territori.
Il M5S non è contro gli stadi di proprietà delle società. Crediamo anzi che la costruzione di nuovi impianti sia fondamentale per far crescere il calcio italiano. Gli stadi però devono rispettare le regole esistenti, non devono essere dei cavalli di Troia. Quindi sì agli stadi, ma fatti per bene.