Ricevo e pubblico le considerazioni raccolte dalla portavoce dei comitati “No Vasca” Matilde Minella.
Manifestando a mia volta preoccupazione, per i rischi legati alla salute a cui il cantiere espone le famiglie che risiedono nelle zone limitrofe allo stesso. In attesa di avere certezze al riguardo, e soprattutto in attesa del definitivo pronunciarsi da parte del Tribunale delle Acque, ritengo sarebbe maggiormente opportuno, in virtù del principio di precauzione, sospendere i lavori.
Di seguito le considerazione del comitato “No vasca”:
– durante i giorni di giovedì 8 e venerdì 9 ottobre, durante cui si sono svolte attività di cantiere intensive con sollevamento e spostamento di terra e triturazione dei tronchi degli alberi abbattuti, alcuni residenti – pur indossando mascherina chirurgica – hanno manifestato sintomatologia attribuibile a fenomeni infiammatori delle prime vie aeree, in aggiunta a bruciore della mucosa del cavo orale e a secchezza e irritazione oculare.
La possibilità che questa sintomatologia si ripresenti al riprendere dei lavori – tanto più di scavo – e si estenda su scala maggiore nella popolazione dei complessi abitativi prospicienti, non può non porre serie e fondate preoccupazioni in merito a una possibile maggiore facilità del contagio da coronavirus per la popolazione stessa e a una maggiore gravità del suo decorso.
Fenomeni infiammatori delle vie aeree – ancor più se eventualmente cronicizzati – predispongono maggiormente all’infezione, creando un terreno fertile per il virus e, innescando l’infiammazione, predispongono a sviluppare forme più gravi della patologia – la gravità dell’infezione da coronavirus è infatti sostenuta proprio dalla cascata di citochine – sostanze mediatrici del complesso fenomeno infiammatorio che possono poi – nelle fasi più avanzate e difficilmente recuperabili – innescare fenomeni trombotici generalizzati, alla base delle forme più gravi (quelle che necessitano di cure intensive).
– l’inevitabile aumento dei livelli di polveri sottili, dovuto al transito elevato di mezzi pesanti e allo scarico inquinante dei mezzi di lavoro (attivi per più di 9 ore al giorno consecutive ad esempio nella “giornata tipo” di giovedì 8 ottobre) può creare un abbassamento della qualità dell’aria, con conseguente potenziale innesco di fenomeni infiammatori nella popolazione, da un lato, e una maggiore possibilità di trasmissione del corinavirus per dimostrata maggiore persistenza nell’aria del patogeno (Ricerca della Società Italiana di Medicina Ambientale, in collaborazione con ricercatori dell’Università di Bologna, Bari e Trieste, la cui ultima revisione è appena stata pubblicata sul British Medical Journal).
– il letto del fiume è già stato oggetto dell’inizio dei lavori di rimaneggiamento dell’alveo e di abbattimento dell’argine destro. Già in questo frangente il rischio di toccare e sollevare terra intrisa dei residui dei fanghi di precipitazione di acque potenzialmente contaminate da patogeni, tra cui Covid-19, sussiste. Ma nel fiume viene alternata una condizione di secca artificiale a quella di successivo riempimento dell’alveo al bisogno. Ne consegue che tra una fase di lavoro sul letto e la successiva, l’alveo, attraversato da acque inquinate e vettore anche di possibili reflui da collettamenti abusivi di privati o, se in condizioni di piena, inevitabile ricettacolo anche delle acque provenienti dalla fognatura – in bypass del depuratore – possa impregnarsi ulteriormente di residui fecali potenzialmente contaminati da patogeni, tra cui coronavirus (le cui tracce nelle fogne sono in inevitabile aumento di pari passo con l’impennata dei contagi). Questa situazione espone ulteriormente la zona limitrofa al cantiere – abitato e scuola materna in particolare – alla dispersione in ambiente di materiale che non si può escludere sia contaminato.
La nuova ed essenziale cautela, richiesta nel trattamento e nella gestione delle acque reflue, è stata ribadita dall’articolo di Anne Bogler, Aaron Packman, et al. “Rethinking wastewater risks and monitoring in the light of the COVID-19 pandemic”, pubblicato su Nature Sustainability 2020.
Alla luce di questi elementi in esponenziale peggioramento risulta difficile comprendere come sia possibile proseguire lavori, i cui rischi per la popolazione non si possono escludere in una fase tanto delicata e in vertiginoso peggioramento, in cui qualsiasi fattore favorente la diffusione del contagio e la gravità del decorso dell’infezione andrebbe evitato a priori.
Si tratta di considerazioni basate su studi scientifici, ma anche su principi “elementari” di medicina.
Credo che il rapidissimo peggioramento del contagio, specialmente in Lombardia e particolarmente a Milano, obblighi a tener presenti tutti questi elementi nell’esecuzione di lavori che abbiano a che fare con fanghi e acque reflue e che vadano a modificare la qualità dell’aria respirata dalla popolazione – portando necessariamente a un atteggiamento di sospensione e prevenzione.