Lo scorso 29 gennaio a Cormano e lo scorso 30 gennaio a Montecitorio due convegni di presentazione della piattaforma italiana del fosforo.
Dopo aver ottenuto con l’emendamento Zolezzi in legge di bilancio un finanziamento di 100.000 euro per l’istituzione, è iniziata una fase operativa che ha coinvolto direttamente amministratori pubblici, imprese e i gestori della piattaforma tedesca. E’ iniziato il contatto con i referenti della piattaforma europea.
Nella tre giorni (Mantova, Milano e Roma) si sono comunicati ad alcune centinaia di persone presenti nelle sale, oltre ai 25mila raggiunti via FB, i fondamentali della questione.
Il ciclo del fosforo secondo Steffen è il terzo ciclo più sovvertito sul nostro pianeta dopo biodiversità e ciclo dell’azoto. Il clima è molto mano intaccato, anche se di più semplice percezione. L’Italia è tra le nazioni mondiali con il ciclo del fosforo più sovvertito, insieme alla Francia per restare all’Europa. In Germania e Olanda, dove esistono piattaforme nazionali di studio e impresa, la situazione è migliorata.
Il fosforo non è sintetizzabile chimicamente, fa funzionare i nostri muscoli, è l’energia della nostra vita.
Oggi l’Italia lo importa (206mila tonnellate) in particolare dal Marocco, ma i prezzi stanno salendo, alla borsa merci di Mantova supera i 580 euro a tonnellata ed è essenziale in agricoltura. È utilizzato anche per detergenti e addittivi alimentari. Oltre al Marocco importiamo fosforo da Egitto, Algeria, Tunisia, Giordania e Israele, tutti paesi instabili sul versante geopolitico. L’estrazione mineraria di fosforo avviene di solito in miniere infernali, le condizioni di lavoro sono pessime e spingono all’emigrazione.
Disperdiamo ogni anno oltre 135 mila tonnellate di fosforo con i depuratori civili (45 mila), con i liquami zootecnici e il letame (oltre 90 mila tonnellate), altro fosforo viene disperso con la depurazione industriale e con gli spandimenti di rifiuti.
Dobbiamo recuperare quello che abbiamo e quello che disperdiamo nei suoli, nelle acque, quello che va a finire nei reflui zootecnici, dobbiamo provarlo dai pannolini che non devono andare più in discarica.
Il fosforo smaltito nell’ambiente senza criterio ha fatto salire in 40 anni il livello da 0 a 25 microgrammi per litro nei laghi prealpini, determinando eutrofizzazione nei corsi d’acqua, nei laghi e in mare. Da 3 anni sta proliferando a causa del fosforo in Adriatico la “noce di mare”, una specie aliena che si nutre di larve di pesci minacciando gli stock ittici (3 miliardi di fatturato della pesca e 30 del turismo mediterraneo a rischio).
Dopo le missioni di Zolezzi e De Rosa a Berlino (depuratore da 1,3 milioni di abitanti), a Magonza (con il brevetto Extraphos – illustrato da Eva Opitz – si recupera il 90% del fosforo) e al convegno internazionale di Basilea, abbiamo potuto spiegare in Italia i metodi semplici di recupero del fosforo, partito in italia a Treviso e poi abbandonato nel 2.000. Una tecnica che ricercatori italiani scoprirono per primi è ora utilizzata all’estero, dispiace ma è necessario riprendere questi metodi anche nel nostro paese.
Secondo i dati della piattaforma tedesca del fosforo portati da Daniel Frank è possibile risparmiare in Italia oltre 30 milioni di euro all’anno per la depurazione civile, almeno 60 per la gestione di letame e allevamenti, 10 per la depurazione industriale. In sostanza rimuovere il fosforo velocizza e semplifica la depurazione stessa, riduce le incrostazioni di struvite e le spese di manutenzione. Si possono risparmiare 100 milioni di euro all’anno, si potrebbe produrre 5 volte più del fosforo utilizzato esportandone perfino, anche se andrà di sicuro analizzata la sostenibilità dell’allevamento intensivo.
Tutto questo senza contare danni ambientali e sanitari già citati, anche per la chiara sommatoria con i danni da nitrati presenti nei liquami.
Ora riprenderà il confronto con il Ministero dell’ambiente e con la rete creata in questi giorni, complimenti alla Pizzoli di Bologna, unico impianto industriale che recupera fosforo in Italia. Auspichiamo che si sblocchi il decreto sull’end of waste dei pannolini (la Fater a Treviso ha già pronto l’impianto di riciclo) e si chiarisca la possibilità di compostare i pannolini compostabili in impianti di comunità (DM 266/2017), anche se i pannolini lavabili sono la soluzione più pratica, economica e salutare.